Facendo un resoconto complessivo della situazione, sono emerse grandissime difficoltà delle scuole, soprattutto in territori in cui le possibilità economiche vengono meno, a trovare imprese disponibili e, di conseguenza, dovendo rispettare un obbligo di legge, un valore formativo misero di queste esperienze.
Gli studenti, che contro questa pensata dell’alternanza hanno manifestato tante volte, l’ultima il 10 novembre, con una serie di flash-mob in tutta Italia, come quello nel McDonald in piazza Duomo a Milano, sono a conoscenza delle molte situazioni irregolari.
Ci sono stati casi in cui i giovani sono stati mandati a raccogliere i pomodori o a lavare i piatti negli alberghi o casi paradossali come gli studenti del Liceo Classico Giovanni Siotto Pintor impegnati in raffineria a Cagliari e, proprio perché si crede nell’importanza di un’alternanza di qualità, cose di questo tipo non possono essere accettate.
Dall’altra faccia della medaglia, al Museo archeologico di Venezia è partito un progetto con la rete M.U.S.A sull’alternanza scuola-lavoro in cui gli studenti fanno formazione con esperti del settore, in aula, insieme ai docenti. Poi lavorano nei musei, nelle fondazioni culturali, nelle ville storiche, con l’obiettivo di promuovere i beni di cui dispongono.
Coinvolti obbligatoriamente in percorsi ancora così zoppicanti di alternanza, la maggior parte degli studenti liceali non conosce gli elementi fondamentali della storia operaia, dei diritti del lavoro e così via.
Insomma, speriamo che l’alternanza faccia crescere nei ragazzi la coscienza della necessità di adattarsi al mondo del lavoro, il desiderio di imparare, la capacità di problem solving, la disciplina, la costanza e l’attenzione ai dettagli per il raggiungimento degli obiettivi e il senso di responsabilità, tutto questo stando dietro ai banconi delle catene di fast food più note.
Letizia Todisco III A Liceo F. De Sanctis - Trani