Nostalgia, dal greco antico “dolore per il ritorno”, se Ulisse non avesse provato tale struggente sentimento non sarebbe tornato a casa, si sarebbe fermato su una delle tante isole incontrate lungo il cammino. Ma in lui era forte il desiderio di poter vivere nuovamente le emozioni provate nella sua Itaca, ed ogni tappa del viaggio -non solo fisico, ma anche interiore- lo porta a confrontarsi con la malinconia ogni giorno, a lasciarla fluire nelle ore e tra le pieghe d’un tempo inesorabilmente lungo e crudele.
Questo sentimento accompagna silenziosamente l’uomo da sempre, spesso ignorato da coloro che vivono la propria esistenza freneticamente, omologandosi ad una modernità liquida che impone al soggetto di proiettarsi solo verso il futuro, senza curarsi di ciò che è stato. Il tempo liquido, di cui parla Zygmunt Bauman, è quello in cui s’immerge ed annega l’uomo moderno,quasi inconsapevole della sua condizione di staticità. In un mondo che non riesce più a rallentare il suo tempo, che viene proiettato verso la negazione del passato e l’asservimento dell’uomo ad emozioni statiche, sembra non esserci più spazio per la nostalgia, per questa dolce malinconia che non è altro se non “la tristezza divenuta leggera” come scrive Italo Calvino. Eppur, tramite essa, l’uomo ha la possibilità di recuperare il proprio passato e costruire il futuro a partire da esso, poiché ogni uomo è “allo stesso tempo infanzia, adolescenza ed età adulta”, come sostiene Bergson, proiettando l’uomo verso un tempo che sia la diretta connessione tra ciò che si è stati e ciò che si potrà essere.
Recuperare i ricordi può provocare dolore, riportare alla memoria un tempo felice dopo la sua cessazione può generare nell’uomo quel tepore inconsapevole, che tuttavia si lega indissolubilmente al cuore di ognuno, ponendo in esso un sentimento di malinconia, di sottile nostalgia per quei momenti vissuti nella gioia -Pascoli: la malinconia come desiderio di ritorno-
La malinconia è tuttavia estremamente fragile come sentimento, s’insinua nell’animo umano con struggente leggerezza e non si mostra se non a coloro che, avendo per naturale inclinazione il perdersi in se stessi, hanno la capacità di percepirla ed abbandonarvisi. Giovanni Pascoli, ad esempio, ha trascorso la sua esistenza nel tepore del ricordo della sua infanzia, s’è abbandonato ad esso ed ha scelto consapevolmente di non costruire alcun futuro, ma di vivere totalmente immerso nella celebrazione del suo nido, un luogo idilliaco dai contorni bucolici che, seppur intaccabile dai semi del male, resta comunque la miglior prospettiva di vita per un animo che non ha mai voluto rassegnarsi alla perdita, dedicandosi alla nostalgia con tutto se stesso e lasciando che essa lo vincesse.
Egli, per dirla con Pessoa, "non muore, finisce, appassisce, cessa di vegetare", poichè la sua visione dell'esistenza malinconica si fa statica e blocca l'uomo nel ricordo del passato, senza che quest'ultimo divenga base per la costruzione del futuro.
Se il tempo umano è soggettivo, e noi siamo immagini-ricordo che ci portano ad essere in ogni momento in tutte le dimensioni del nostro tempo, come sostiene il filosofo Deleuze, allora la nostalgia non può che divenir un monito, un avvertimento che l’animo reclama per rammentarci di un tempo felice, per sussurrarci con dolcezza il desiderio del suo ritorno.
Il patimento, parola di derivazione greca, è un “imprimere” in noi qualcosa, un passato che ritorna struggente e necessario nelle finestre del presente, reclamando d’esser ascoltato.
-Una malinconia costruttiva: essere altro, altrove- Si può tuttavia vivere malinconicamente anche senza che la nostalgia prevalga sull’animo, mutando l’uomo in un’entità che si muove nello spazio-tempo, portando che sé quel velo di leggera tristezza,quando essa deriva dal ricordo d’un passato felice.
Lo Ubermensch di Nietzsche ci permette di proiettarci verso una nuova dimensione della malinconia, che deriva dall’inadeguatezza del diverso, dalla consapevolezza di esser altro rispetto alla “massa”. L’oltre-uomo, dopo aver attraversato con fatica e coraggio ogni fase della sua metamorfosi diviene libero in se stesso, ma si distacca dalla società, che tende ad isolare coloro che non vengono compresi. Essi sono così condannati alla solitudine, nata anche dalla consapevolezza della caduta di ogni maschera pirandelliana, della vittoria della vita sulla forma, e vagano indefiniti nel limbo della malinconia, che si mescola alla gioia ed alla serenità d’essersi accettati in ogni sfumatura, in ogni errore.
La consapevolezza dell’imperfezione porta l’uomo a vivere in uno stato di quieta gioia, di tranquilla malinconia verso ciò che era, a sorridere di sé e di coloro che ancora non hanno conosciuto se stessi.
Anche Ungaretti, nel suo inno alla poesia come mezzo per salvare l’animo umano dalle “storture” del mondo, si perde in una dimensione malinconica di rievocazione del passato e fa sì che la poesia divenga,attraverso l’immersione del poeta nel “porto sepolto” del suo animo, tramite di esteriorità ed interiorità, comunione d’intenti. La malinconia si veste di leggerezza e plana lieve nell’animo tormentato del poeta dei fiumi, portando con se la speranza di un luogo migliore cui giungere.
-Il tempo malinconico come autodeterminazione del sè- La malinconia, come monito dell’animo al ricordo, al recupero consapevole dell’identità del passato per la costruzione del futuro, nasce nell’uomo come necessità fragile e sottile, percepibile appieno solo da coloro che, accettando consapevolmente gli errori del proprio passato e rallentando il fuggire del tempo, sanno vagare nell’interiorità d’un io frammentato senza smarrirvisi completamente.
Bisogna rallentare il nostro tempo per ritrovarci, sostiene Byung-Chul Han, filosofo coreano. Oggi più che mai, nella società liquido-moderna che porta l’uomo ad omologarsi, va tessuta una nuova “ode alla lentezza” vestita di malinconia e dolcezza.
L’uomo, che non consulta il passato per l’autodeterminazione del futuro, ma preferisce dar ascolto al “gregge”, deve rendersene indipendente ed imparare a convivere con se stesso, con un’esistenza in perenne mutamento, traboccante di tutte le possibilità dell’essere, segnata dalla malinconia che rende difficile, ma non necessario, calcare i contorni di un’esistenza eternamente incerta.
Clara Taccarelli 5Bu Liceo Bianchi Dottula
La nostalgia come monito. Vivere sospesi per recuperare il tempo perduto
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- Inserito da Natalia Diomede
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