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In data 15/11/19 il quotidiano Il Messaggero ha pubblicato un articolo di Carlo Nordio, ex procuratore aggiunto di Venezia e già titolare dell’inchiesta sul Mose, sui recenti avvenimenti nella città. In un primo momento ha analizzato il problema, specificandone le cause e identificandone un responsabile: il Mose, o meglio, il mancato funzionamento e l’inefficienza degli amministratori del progetto.
Infatti, l’ex-magistrato ha specificato come il cospicuo proliferare legislativo, la confusione normativa e la  corruzione abbiano portato al collasso amministrativo.
Collasso, quasi “giustificato” dall’ex-magistrato che ha trovato alla base dello scandalo, la matassa burocratica. Il “Consorzio Venezia Nuova”  è un organismo che è stato istituito allo scopo di accelerare la realizzazione del progetto. I poteri assoluti di cui è stato dotato avrebbero dovuto rafforzarne la capacità di evitare i rallentamenti burocratici. I risultati invece sono stati la proliferazione di mazzette e un aumento della corruzione di amministratori e politici.
Ma cosa si intende per burocrazia?
La burocrazia è una caratteristica fondamentale delle organizzazioni e cioè delle forme concrete in cui in età moderna si oggettivano le istituzioni. La struttura burocratica si basa su una rigida regolamentazione dei comportamenti e su un ethos fondato sul principio di impersonalità. Uno dei primi sociologi ad analizzare il fenomeno della burocrazia è stato Max Weber. Egli vedeva nella burocrazia un elemento essenziale della società moderna. Diversi autori hanno criticato l’eccesso di burocrazia, in particolar modo il sociologo statunitense Robert Merton che ne ha diagnosticato le disfunzioni, prima tra tutte la cosiddetta “trasposizione delle mete”, un fenomeno perfettamente applicabile al caso veneziano. Spesso, infatti, e questo accade in particolare modo in Italia, la procedura burocratica, invece che agevolare la realizzazione di un obiettivo sociale, finisce per ostacolarla.  Regolamentazione, divisione delle competenze, impersonalità, in teoria, dovrebbero rendere più efficienti, e soprattutto efficaci, i sistemi organizzativi. A volte, però, da semplici mezzi per realizzare scopi di utilità  sociale, si trasformano essi stessi nei fini da perseguire. Il puntiglioso rispetto della procedura e la rigida distinzione dei compiti diventano così gli unici obiettivi visibili, lasciando in ombra, e del tutto inatteso, lo scopo sociale, la cui realizzazione  è la vera ragion d’essere della burocrazia delle pubbliche organizzazioni.
Nordio sostiene, in conclusione al suo articolo, che l’elefantiasi burocratica e il crearsi di una pletora confusa di norme stiano stimolando sempre più la proliferazione della corruzione, a discapito dell’economia del nostro Paese, sempre più vittima della paralisi delle procedure.
Ritengo che il pensiero mertoniano sia un utile strumento di analisi, una sorta di specchio che evidenzia  gli aspetti più negativi della realtà criticata da Nordio.
E infine, considero che questo scandalo debba aprire le porte a un dibattito, avente come tema cardine una critica costruttiva alle istituzioni statali, che emanano norme, spesso obsolete, con lo scopo di rimediare ad altre norme.
Gianluca Frascati, IVBe Liceo Bianchi Dottula - Bari

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