Il progresso ha i suoi svantaggi, di tanto in tanto esplode” affermava Elias Canetti.
Se gestito male, infatti, il progresso può trasformarsi in regresso.
Indubbiamente, l’avvento di nuove tecnologie ha facilitato molte cose; basti pensare al settore industriale: produrre un oggetto qualsiasi, come un semplice chiodo, prima richiedeva molto più tempo, lavoro e operai.
Parte di tali problematiche sono state risolte dall’affermarsi dell’automazione, che tramite l’impiego di robot ha ridotto notevolmente le correlazioni negative tra la catena di montaggio e il benessere psicofisico dell’operaio, per non parlare della riduzione dei costi, degli sprechi e dell’aumento della sicurezza sul posto di lavoro.
Ma ciò ovviamente si traduce in sostituzione della manodopera umana che favorisce la diffusione della disoccupazione.
Inoltre, l’intelligenza artificiale manca di creatività ed empatia, caratteristiche prettamente umane, che sono necessarie nel lavoro al contrario di ciò che si può pensare: infatti, l’AI è capace di trovare la migliore soluzione analitica possibile, ma non sempre questa corrisponde alla decisione corretta.
Questo è solo un esempio di come la tecnologia, strumento che nasce per risolvere i problemi dell’uomo e inventare cose utili, possa recar danno alla società.
Nel 2011, è nata una serie televisiva britannica che esprime perfettamente questo concetto: si tratta di Black Mirror (il titolo fa riferimento proprio allo “schermo nero” di computer, smartphone e tablet che ormai fanno parte della nostra quotidianità).
La fiction, trasmessa a livello internazionale sulla piattaforma streaming Netflix, è ambientata nel futuro ed è incentrata su problemi di attualità e sull’incedere e il progredire delle nuove tecnologie.
Il messaggio che vuole arrivare allo spettatore è quello di immaginare ipotetiche situazioni in cui una nuova invenzione tecnologica, o un’idea di quella che potrebbe essere una futura invenzione, possa destabilizzare la società e i sentimenti umani generando disagio e tecno-paranoie.
La conclusione spesso drastica degli episodi e il clima quasi horror, lascia un retrogusto amaro in bocca oltre a un grande sconforto e all’incertezza del futuro.
Il filo conduttore della serie è l’alternarsi dell’impossibile e del verosimile: a partire dall’intrappolamento della coscienza umana all’interno di contenitori elettronici e aldilà virtuali fino ad arrivare all’invenzione di insetti drone per la sopravvivenza dell’ecosistema.
Negli ultimi anni, infatti, solo in Europa si è registrato un calo del 50% della presenza di alveari, mentre negli Stati Uniti del 30% e in Giappone del 25%, in quanto le api stanno morendo.
Sembra che la loro morte sia riconducibile alle malattie, ai pesticidi, ma soprattutto al clima sempre più caldo che rende difficoltoso produrre nettare per le piante e polline per le api.
Inoltre, i cambiamenti climatici hanno generato la scomparsa degli habitat naturali, che ovviamente comportano un impatto negativo per la sopravvivenza delle api e degli altri insetti impollinatori.
Inutile dire che le conseguenze della loro scomparsa sarebbero disastrose per l’ecosistema: in primo luogo, si ridurrebbe in modo esponenziale la produzione delle piante e alcune cesserebbero persino di esistere; in secondo luogo, gli erbivori che si nutrono di esse morirebbero.
In Cina, l’impollinazione avviene già da un po’ per mano dell’uomo, ma come si può immaginare il semplice intervento dell’uomo non è sufficiente.
Di recente, alcuni scienziati inglesi e americani stanno progettando l’ape robot, rimedio drastico che, in un futuro (non troppo lontano), potrebbe sostituire l’operato delle api. In Giappone, il ricercatore Eijiro Miyaro ha inventato delle bolle di sapone cariche di granuli di polline, che vengono trasportate sui fiori da un drone dotato di GPS; attualmente questo sistema ha raggiunto l’efficienza del 90%.
In uno dei suoi episodi, Black Mirror ci propone una riflessione intensa proprio su questo argomento così attuale, mostrandoci come una scoperta innovativa e innocua, possa diventare un’arma letale se trattata con ingenuità: la detective Karin e la sua stagista Blue devono risolvere dei misteriosi omicidi le cui vittime sono persone odiate dall’opinione pubblica.
L’indagine porta a un’inevitabile e triste verità: a compiere gli omicidi sono proprio le api robot, hackerate per uccidere.
Come se non bastasse, viene fuori che esse sono manovrate dal governo che le utilizza per controllare la popolazione e mantenere l’ordine pubblico.
Che questa triste profezia un giorno possa diventare realtà?
(Eugenia Fratta, 3^F LES, ISISS “FIANI-LECCISOTTI", TORREMAGGIORE, FG)