Con il termine social media, si indica il complesso di tecnologie che permettono la diffusione della cultura e delle informazioni, che si sono sviluppate in una società moderna in seguito all’ultima rivoluzione industriale.
I problemi di questa nuova era sono incalcolabili, in quanto i mezzi tecnologici non assicurano unicamente maggiore rapidità ed efficacia nella comunicazione, ma investono i valori qualitativi della società, allo scopo di giungere ad una vera e propria rivoluzione antropologica.
Cosi facendo è possibile creare una netta distinzione tra uomo primitivo e uomo contemporaneo, poiché oggi per mezzo (ad esempio) dei notiziari televisivi l’individuo conosce ciò che accade in ogni angolo del pianeta a differenza dell’uomo primitivo la cui vita era semplicemente scandita dall’attività lavorativa e a volte scossa da notizie provenienti dall’unico ambito famigliare.
Tuttavia, secondo il sociologo McLuhan, esiste un collegamento tra l’uomo contemporaneo e gli abitanti dei villaggi primitivi: entrambi vivono in comunità tenute insieme da legami fondati sull’emotività (anche aggressiva) più che sulla ragione, in cui la diffusione delle notizie è affidata ad un veloce “tam tam” orale, che rende tutti partecipi di attacchi e aggressioni anche “a distanza”.
Ne è un chiaro esempio l’ingiustificato odio riversato nei social su Liliana Segre. Nata da una famiglia ebraica, ha vissuto in prima persona le persecuzioni razziali nazi-fasciste. Per molto tempo non ha raccontato le sue orribili vicende personali, per divenire in seguito testimone vivente della Shoah, così che il suo impegno l’ha portata ad ottenere diversi riconoscimenti e nel 2018, durante l'80° anniversario delle leggi razziali fasciste, la nomina a “senatrice a vita" per “altissimi meriti nel campo sociale” da parte del Presidente della Repubblica Italiana Sergio Mattarella. Tuttavia, l’anno dopo la senatrice è stata oggetto di gravissime offese e minacce, motivo per cui le è stata affidata una scorta che la accompagna nei suoi spostamenti.
Per motivi politici, religiosi o razziali, ma non solo, gli insulti sui social si scatenano su qualsiasi tema. E si moltiplicano i discorsi d’odio (hate speech) che alimentano la violenza. Un fenomeno che in tanti si stanno impegnando a fermare, anche se è più facile di quanto si creda odiarsi. Probabilmente la vera grazia è nel dimenticare.
Francesca Cassano – Liceo “G. Bianchi Dottula” Bari - Classe 4^ BU Scienze umane
Hate speech e social media
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- Inserito da Lia De Marco
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