Dopo secoli, anzi, millenni di società patriarcali in cui sono rimaste in stato di minorità, subalterne agli uomini, senza diritti, senza identità sociale propria, nell'ultimo secolo le donne stanno compiendo la loro rivoluzione. Ma stereotipi e ostilità continuano a essere d'ostacolo e al giorno d’oggi sono molti i segnali che indicano come nessuna conquista possa essere data per acquisita.
Essere donna continua a richiedere coraggio, perché oggi come ieri il mondo femminile deve lottare quotidianamente per ottenere “pari dignità”. Una battaglia contro chi crede che un corpo valga più dell’intelligenza, una battaglia contro chi impone una identificazione costante, una battaglia contro chi sostiene che una minigonna troppo corta giustifichi una molestia. Questa visione del genere femminile attraverso lo spesso vetro del pregiudizio non è semplicemente frutto di una guerra di genere, è frutto di un conflitto culturale. Nell’immaginario collettivo la donna è ancora confinata nell’ambito domestico e familiare e chi per necessità è costretta a lavorare si ritrova a subire spesso una condizione di sfruttamento.
E questo vale ancora di più per le donne che, nonostante gli enormi passi avanti per superare un ruolo passato fortemente dipendente dal “maschile”, hanno ancora tanto su cui lavorare e porre l’attenzione per continuare il lavoro di emancipazione femminile cominciato a partire dagli anni Sessanta. La complessità del mondo femminile richiede quindi numerosi spazi e momenti di riflessione, soprattutto per le donne stesse.
“La libertà è un dovere, prima che un diritto è un dovere’’ afferma Oriana Fallaci, e per questo motivo che lei, come le donne che hanno lottato per cambiare il mondo, preferiscono soffrire al niente; donne che hanno messo in risalto la loro grande forza interiore, la capacità di scendere a compromessi, la capacità di adattamento e la capacità di combattere per quello che ritengono giusto.
“Le donne che hanno cambiato il mondo non hanno mai avuto bisogno di dimostrare nulla, se non la loro intelligenza” scriveva Rita Levi Montalcini. Per poi, però, troppo spesso essere dimenticate dalla storia dei libri, quella scritta dagli uomini per gli uomini. Invisibile è il coraggio di donne di ogni tempo per l'affermazione di sé stesse e per i sacrifici compiuti nel cammino di emancipazione e liberazione del genere femminile. Donne famose, più o meno celebrate per i pregi o per i difetti; tante vite che, ciascuna a modo suo, si fanno testimonianza di un pezzo di noi, da dove veniamo e anche di come siamo diventati. Memorie e racconti che, pur non rivelando nulla di inedito, aggiungono luce a quel pezzo di storia rimasto troppo a lungo al buio e non ancora svelato del tutto.
Fin dall’antichità la donna era vista come un oggetto debole, inutile, un peso per l’uomo e per l’intera società in tutti gli ambiti, anche nella storia della letteratura. Vite intere trascorse in ambienti poco stimolanti senza poter usufruire concretamente di opportunità di crescita personali.
Solamente a partire dal Novecento la condizione della donna cominciò a cambiare radicalmente potendo così iniziare a parlare di “donne in movimento”, donne che, con il sudore delle loro battaglie sociali, hanno cercato di conquistare la loro emancipazione, la loro profonda dignità e il loro vero valore.
Con lo scoppio della prima guerra mondiale le donne, in genere, si misero al servizio della società: si trattò della prima opportunità di parificazione dei diritti e comunque di emancipazione. Molte di loro uscirono di casa per propria volontà, altre lo fecero per necessità, comunque sia diventarono visibili a tutta la società.
L’impiego della manodopera femminile nei lavori sempre più specializzati diventò talmente alto da dover provvedere all’emanazione di leggi speciali per l’occupazione femminile e minorile, per quanto concerneva gli orari, la vigilanza igienica e sanitaria nelle fabbriche. Per adempiere a queste mansioni, si nominò un Consiglio del lavoro femminile, ma senza grandi risultati.
Le esperienze femminili durante il periodo della Grande Guerra furono molteplici: alla guida dei mezzi di trasporto, negli uffici, telegrafici e di informazioni segrete, persino nelle fabbriche di armi rivelarono grandi capacità di amministrazione e di applicazione al lavoro che fino ad allora erano ignote. Si resero consapevoli della loro resistenza e tenacia e quindi segnarono punti a loro vantaggio. Tuttavia, quando si concluse la guerra, furono licenziate in massa e dovettero lasciare i loro uffici ai reduci di guerra. Crebbe però la stima nei loro confronti e la demarcazione netta tra lavoro maschile e femminile si attenuò.
Molte donne hanno lottato duramente per secoli per ottenere dei diritti pari a quelli degli uomini, e ancora oggi, purtroppo, si parla di parità di genere che del tutto non abbiamo. Milioni di eroine di un mondo troppo ignorante hanno perso la vita per dare a noi donne questi diritti e anche per farci vivere una realtà diversa da quella che hanno avuto loro.
A volte fare semplicemente il proprio dovere è un atto eroico che può costare la vita. E le donne mostrano spesso più coraggio degli uomini.
Simona Pia Pitarella – Liceo “G. Bianchi Dottula” – classe 5^BU Scienze umane
Il coraggio di essere donna
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- Inserito da Lia De Marco
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