Sabato 26 febbraio 2022, la Puglia ha fatto sentire la sua voce a Lecce, Taranto, Brindisi e Barletta, con una manifestazione, per dire stop all'invasione russa in Ucraina e per sottolineare che "la pace è la sola via da percorrere per superare la crisi in Ucraina e risolvere il conflitto".
A scuola abbiamo studiato la Prima e la Seconda Guerra Mondiale pensando che scontri del genere fossero ormai lontani dai nostri giorni. Eppure, dopo un conflitto tra Russia e Ucraina, incentrato sullo status della Crimea e del Donbass, che sembrava essersi concluso nel febbraio 2014, ci ritroviamo a parlare di uno scontro tra gli stessi Stati dopo ben otto anni.
Per comprendere il vero significato della manifestazione è importante fare una breve sintesi della situazione. L’attacco russo nei confronti dell’Ucraina è nato dalla richiesta del presidente russo Vladimir Putin di far uscire dalla Nato i paesi dell'Europa dell'Est e impedire l’ammissione dell'Ucraina, dal momento che questo rappresenterebbe una grande minaccia alla sicurezza della Russia che diventerebbe attaccabile da ogni fronte. Putin non ha nascosto in alcun modo questi movimenti, esibendoli tramite video di propaganda e giustificandoli come esercitazioni militari, anche se bastava soffermarsi sul numero di armi e uomini al confine per capire che in realtà si trattava di una vera e propria minaccia per l'Ucraina.
Il 24 febbraio Putin ha mobilitato l’esercito russo, attaccando Kiev con missili balistici e da crociera intorno alle 4.30 (le 3.30 in Italia). Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, che non ha mai lasciato il suo Paese, lottando insieme ad esso, ha dichiarato che dall'inizio dell’invasione russa sono stati uccisi 137 militari ucraini e 316 sono rimasti feriti. È soprattutto per mostrare grande solidarietà nei confronti di quelle vittime, delle loro famiglie e di tutte le persone che stanno assistendo a questa tragedia, che Il 26 febbraio, verso le 11 del mattino, si sono incontrati davanti alla Prefettura di Taranto sigle sindacali (CGIL, CISL, UIL), associazioni di volontariato e ambientaliste (AMNESTY, LIBERA, PEACELINK) rappresentanti delle istituzioni locali, le scuole e l’università (studenti e professori) e tanti cittadini, tutti insieme uniti per gridare “PACE! NO ALLA GUERRA!”.
Il comitato ha richiesto al prefetto che l’Italia non intervenga militarmente, dando voce all’articolo 11 della Costituzione Italiana. Sono stati numerosi gli interventi dei ragazzi al microfono, dimostrando una gran voglia di mettersi in gioco e di voler opporsi agli ultimi drammatici avvenimenti in Ucraina, terra già da anni così martoriata dalla guerra.
Questa manifestazione è stata un grido comune di solidarietà verso quelle popolazioni che ora sulla pelle vivono le atrocità dei bombardamenti, della fame, del freddo e delle morti di persone civili innocenti.
Hanno tutti manifestato per un ideale comune. Contro la guerra siamo tutti fratelli e tutti chiediamo a chi ci governa di rappresentare questa stessa volontà: combattere l’aggressore, attraverso le strade pacifiche della diplomazia e delle sanzioni, e metterlo nelle condizioni di non nuocere ulteriormente.
Si chiede, ai governi occidentali, di agire prima che troppe vite vengano sacrificate sull’altare dell’ambizione sfrenata e della prepotenza di un dittatore violento come Putin. È stato importante l’intervento di una donna ucraina, la quale, in lacrime, ha condiviso racconti relativi alla sua famiglia e ha spiegato come le persone in Ucraina si stanno difendendo e di come ogni giorno lottano nell’incertezza.
Oltre ad esprimere grande solidarietà nei confronti del popolo ucraino, la manifestazione ha sottolineato il rischio che la situazione potrebbe degenerare in un conflitto internazionale, a fronte del possibile intervento della Nato, che potrebbe coinvolgere la stessa Europa. La guerra tra Russia e Ucraina riguarda anche noi, soprattutto a causa della nostra dipendenza energetica; ricordiamo infatti che il 40% del gas consumato in Italia e in Germania proviene dalla Russia, che potrebbe tagliare le sue forniture a seguito delle sanzioni europee, nonostante questo provocherebbe danni alla stessa economia russa. Confidiamo nel fatto che la manifestazione, nel suo piccolo, porti i suoi frutti, lottando assieme nella speranza di tornare alla normalità.
Albano Ilaria VEsu