IL GIORNALE ONLINE DEGLI STUDENTI DEI LICEI ECONOMICO-SOCIALI PUGLIESI

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“Ma ci sono anche umili voci, voci recenti!. Quanto sangue, quanto dolore per arrivare a questa Costituzione!. Dietro ad ogni articolo di questa Costituzione, o giovani, voi dovete vedere giovani come voi caduti combattendo, fucilati, impiccati, torturati, morti di fame nei campi di concentramento, morti in Russia, morti in Africa, morti per le strade di Milano, per le strade di Firenze, che hanno dato la vita perché la libertà e la giustizia potessero essere scritte su questa carta. Quindi, quando vi ho detto che questa è una carta morta, no, non è una carta morta, è un testamento, un testamento di centomila morti. Se voi volete andare in pellegrinaggio nel luogo dove è nata la nostra Costituzione, andate nelle montagne dove caddero i partigiani, nelle carceri dove furono imprigionati, nei campi dove furono impiccati, dovunque è morto un italiano per riscattare la libertà e la dignità, andate lì o giovani, col pensiero, perché lì è nata la nostra Costituzione” (Piero Calamandrei 1889-1956).
Questo, è un frammento del discorso pronunciato dal politico e avvocato Piero Calamandrei, nel salone della Società Umanitaria, il 26 gennaio 1955 in occasione dell’inaugurazione di un ciclo di sette conferenze sulla Costituzione italiana organizzato da un gruppo di studenti universitari, allo scopo di illustrare i principi morali e giuridici che stanno a fondamento della nostra vita. “Democrazia” è un termine antico del nostro lessico civile e dei nostri vocabolari di moralità e politica. Entro la nostra tradizione, il termine ha designato in modo persistente un tipo di regime politico, differente da altri. Come sappiamo, un regime politico è un’espressione che indica molto: un particolare modo di acquisizione e di esercizio del potere politico come di governo su una determinata comunità, definita da confini; un particolare processo o un insieme di procedure per pervenire a scelte collettive, vincolanti erga omnes; un assetto delle istituzioni fondamentali della società, a partire dagli elementi costituzionali essenziali; una mappa delle sfere sociali e dei poteri; un insieme di diritti e di doveri di cittadinanza democratica. Una gamma in cui si sono variamente intrecciati interessi, poteri e ideali. La democrazia, è quanto siamo riusciti più o meno brillantemente a costruire, cammin facendo, entro le circostanze del conflitto della modernità. Si osservi che l’accento sulla contingenza non riduce l’importanza che la democrazia ha o ha acquisito per noi; non riduce la nostra lealtà al valore della forma di vita democratica. Ci induce solo a vedere le cose in modo situato. A esaminare i nostri dilemmi e le nostre questioni con la consapevolezza del carattere storico e delle circostanze contingenti, in cui possiamo anche dire che è quanto siamo riusciti a fare di meglio. In un mondo di incessante deformazione, è naturale dopo tutto porsi la domanda elementare sulle trasformazioni nelle evenienze del più ampio mutamento di cui siamo, insieme, osservatori e partecipanti. Cominciamo considerando due tessere fondamentali che compongono il mosaico dello sfondo democratico nel nostro recente lessico civile. La prima riguarda l’idea dell’eguaglianza democratica e si basa su un assioma di individualismo normativo: in quanto partner della cittadinanza le persone hanno diritto a eguale considerazione e rispetto e ciascuno vale almeno quanto ciascun altro. La seconda riguarda il pluralismo in due sensi distinti: dell’arte della separazione fra sfere e poteri sociali come presupposto e il pluralismo come libera arte di associarsi come esito.
Marika Mazzone - Liceo "G. Bianchi Dottula" Bari - classe 5^BU Scienze umane

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