Il protagonista, dopo aver capito il giuoco inconcludente della vita, se ne distaccherà con la rinuncia finale, fonte di salvezza e identità coincidente con il distacco della scrittura del suo commento e della parallela narrazione in prima persona delle sue trascorse vicende.
Tutto il romanzo vive di una duplice dimensione autoriflessiva: metanarrativa, nel discorso che commenta i fatti narrati, e metaletteraria, nell'allegoria che nella parabola delle vicende di Moscarda raffigura la biografia privata e artistica di Pirandello. L'identità in gioco, nella scrittura, è in definitiva quella dell'autore (e del lettore, anch'esso riflesso nello specchio del testo).
Lo specchio è emblema ricorrente sia nell'Umorismo, dove rappresenta il ruolo della riflessione, che torna poi connesso al tema del vedersi vivere. È evidente la grande allegoria metaletteraria del romanzo cifrando la poetica umoristica nell' «impresa disperata» dell'impossibile «inseguimento dell'estraneo». Nell'Umorismo lo specchio è collegato a una fenomenologia dell'oltre.
L'arte pirandelliana è arte che cerca di dire l'indicibile silenzio e di vedere, qui ad esempio, 'invisibile Nessuno'. Compare qui per la prima volta la voce di un interlocutore-lettore di fondamentale rilievo strutturale. un lettore modello con la funzione, di indicare una lettura superficiale che il testo costruisce per poi polemicamente smentire. tutto questo per calcare la ricezione verso modelli di una letteratura borghese e di consumo e modalità comiche di avvertimento del contrario. ma al contempo supera questa lettura individuandone un’altra più profonda, ovvero quella presente alla fine del capitolo, definito il male di Moscarda. il discorso monologante del protagonista inizia ad essere pervaso dalla parola altrui, a modellare su di essa le proprie argomentazioni volte a persuadere, ad assumere il tono caratteristico del romanzo.
Vitangelo Moscarda così come dice nel testo per indole è portato a riflettere su tutto. La personalità del protagonista come egli stesso riconosce, è diversa da quella della gente comune: spesso si sofferma su questioni che altri considerano superficiali come "sassolini”, che nel suo dubbio esistenziale trasforma in insormontabili montagne che non potevano essere ignorate durante il cammino.
Moscarda afferma che da sempre cadeva in abissi di riflessione e considerazione che teneva per sé senza esternarle Al contrario le persone comuni, munite di paraocchi a cui poi rimanevano ancorate per tutta la vita. proprio rispetto a questi ultimi, Moscarda si ritiene più capace di conoscere la vita: la verita bisogna metterla continuamente sotto il naso perche la possano vedere e odorare, crederla realtà, anziché rifiutarla ridendone comicamente o giudicandola assurdità illogica, frutto di pazzia. E Moscarda, proprio nel momento in cui capisce il giuoco fuori d ogni dubbio, d'avere naso.