IL GIORNALE ONLINE DEGLI STUDENTI DEI LICEI ECONOMICO-SOCIALI PUGLIESI

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Perché sei femminista? Odi gli uomini? Sbagliato. E' un errore di origine linguistica, secondo il quale il femminismo è l'opposto del maschilismo, per cui le donne vogliono segregare gli uomini a ruoli subalterni come vendetta per secoli di sottomissione. Ma dormite sonni tranquilli, uomini spaventati, non diventerete casalinghi e mariti trofeo; il femminismo vuole "solo" pari diritti ed opportunità per entrambi i sessi. "Solo" perché, nonostante il movimento sia partito nello scorso secolo, la strada da fare è ancora tanta. Infatti, mentre il maschilismo mette al centro della propria ideologia l'oppressione nei confronti della donna in modi e forme diverse, il femminismo lotta precisamente per mettere alla luce del sole, denunciare e contrastare questa oppressione.
Il maschilismo è dunque un atteggiamento che si manifesta in contesti sociali e privati e che si traduce in pratiche quotidiane che possono essere violente, repressive, offensive o anche semplicemente paternalistiche, basate sulla convinzione che gli uomini siano superiori alle donne.
Il maschilismo stabilisce una gerarchia tra uomini e donne, in cui le donne sono considerate "naturalmente" inferiori sul piano fisico ,intellettuale, sociale e politico.
Il maschilismo è dunque una forma di sessismo, cioè una discriminazione nei confronti delle persone basata sul genere sessuale.
Come scrive Mirella Izzo nel libro “Transcritti Politici”: “Maschilismo e femminismo non sono l’uno l’opposto dell’altro, né, tanto meno, la coniugazione maschile o femminile di uno stesso fenomeno. Sono due realtà completamente diverse tra loro, con un carico culturale ,sì opposto ,ma assolutamente non speculare. Dietro il maschilismo non vi sono grandi elaborazioni filosofiche, anzi, esso deriva quasi completamente da un assunto dogmatico di supremazia dell’uomo sulla donna”.
Chi contrappone i due termini lo fa per alimentare odio e per suggerire una diversa interpretazione che tende a promulgare sentimenti di avversione di un sesso verso un altro, con evidenti ricadute in termini di violenze, sessismo e discriminazioni di genere.
Qualche giorno fa è stato l'8 marzo, Giornata internazionale della Donna, ed è quindi importante comprendere il reale motivo del perché si festeggia.
Tale giornata è stata istituita per ricordare le conquiste sociali, economiche e politiche raggiunte dalle donne, ma anche le discriminazioni di cui sono state e sono ancora oggetto nel mondo. L’origine della ricorrenza è legata al Partito socialista americano, che nel 1911 propose di celebrare una giornata interamente dedicata al ruolo e all’importanza della donna nella società. L’anno successivo venne rilanciata l’idea anche all'attivista Clara Zetkin, che propose di fissare una data per celebrare questa festa. Inizialmente, comunque, non venne trovato un accordo sulla data nella quale celebrare la figura della donna e diversi Stati agirono in modo autonomo: negli Stati Uniti, per esempio, venne mantenuta l’ultima domenica di febbraio, mentre in altri Stati la festa della donna venne celebrata in occasione di altri importanti eventi storici tra il 18 e il 19 marzo 1911.
La prima festa della donna a essere celebrata il giorno dell’8 marzo fu quella del 1914, forse perché quell’anno era una domenica. Tuttavia, soltanto nel 1921, durante la Seconda conferenza delle donne comuniste, si stabilì l’8 marzo come data unica nella quale festeggiare la figura femminile. La data rimanda alla manifestazione contro lo zar a San Pietroburgo avvenuta l’8 marzo del 1917, alla quale presero parte diverse donne. Infine, nel 1977, l’ONU ha riconosciuto l’8 marzo come Giornata delle Nazioni Unite per i diritti delle Donne e per la pace internazionale. Perché le mimose? Soltanto nel 1946, su proposta di Teresa Noce, Rita Montagnana e Teresa Mattei, è stata invece individuata la mimosa come suo simbolo ufficiale. Una scelta che si deve alla stagione di fioritura di questo fiore, che avviene sempre nei primi giorni di marzo, e ai suoi costi, abbastanza contenuti. Il giallo, inoltre, è il colore che rappresenta il passaggio dalla morte alla vita, diventando così metafora delle donne che si sono battute per l'uguaglianza di genere.
Arianna Amoruso - classe 4^BU Liceo delle Scienze umane "Bianchi Dottula" Bari 

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