IL GIORNALE ONLINE DEGLI STUDENTI DEI LICEI ECONOMICO-SOCIALI PUGLIESI

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“La prima reazione è stata: vado al lavoro, non mi possono fermare, ma evito i mezzi pubblici. Tutte le mattine prendo la metropolitana, scendo a Maelbeek, una fermata dopo Schuman. Conosco ogni angolo di quella stazione, ogni singola mattonella, così come i tre mendicanti che chiedono l’elemosina. Penso anche a loro in questo momento. Sono arrivato a 100 metri dalla fermata di Schuman e lì le sirene si sono fatte più intense, i piedi dei passanti più veloci. Quindi decido di tornare a casa. Ho toccato con mano le lacrime negli occhi di gente terrorizzata, ho incrociato sguardi pieni di panico e invidiato i vecchietti che ignari di tutto facevano jogging al Cinquantenaire. Adesso sono a casa, apparentemente al sicuro, ma ho il cuore gonfio. Voglio solo passare Pasqua in famiglia e abbracciare il mio nipotino Mattia.” Questa è la testimonianza di un ragazzo italiano, Davide, sopravvissuto alla strage. Bruxelles è sotto attacco terroristico. Il giorno 22 marzo, alle ore 8, due kamikaze si sono fatti esplodere nell’aeroporto di Zaventem devastando la sala partenze internazionali, uccidendo ben 15 persone. Nel filmato diffuso sulla rete dalla polizia belga sono visibili tre uomini. Due di loro sono stati coinvolti direttamente nell’attentato, poiché sono stati identificati come i due kamikaze. Il terzo uomo, non identificato, è ancora libero e si ha paura che possa mettere in atto un ulteriore attentato. Poco dopo la prima esplosione, una seconda ha mandato in frantumi tutte le vetrate dell’ingresso principale, provocando altra morte e altro terrore. Nel frattempo, nella stazione della metro di Maelbeek, quartiere che ospita le istituzioni dell’Unione Europea, è esplosa un’altra bomba. Il bilancio provvisorio dei vari attentati è di 35 morti e oltre 200 feriti, 3 sono gli italiani coinvolti, per fortuna in maniera non grave. Solo una donna italiana ha perso la vita in aeroporto mentre si recava al lavoro presso l’agenzia esecutiva del Consiglio della ricerca europea, Patricia Rizzo, 48 anni, di origini siciliane. Il Belgio, così come tutti gli altri Stati del mondo, è a lutto. Un lutto che si protrae ormai già da molto tempo, perché la morte di persone innocenti distrugge un po’ tutti, e rammarica il mondo intero. C’è bisogno di combattere, di mettere fine a questo dolore inconcepibile che ci uccide a poco a poco e non ci permette di vivere al meglio, perché la paura sovrasta la volontà di vivere. È brutto anche solo da pensare, ma quali potrebbero essere i nuovi obiettivi? Vari paesi hanno alzato le linee di sicurezza e l’allerta interna cresce sempre di più. Si ha paura persino di uscire di casa, andare a fare la spesa, prendere un treno o un semplice caffè al bar. Si ha paura che da un momento all’altro tutto questo possa capitare a noi senza alcun preavviso, senza un motivo apparente. Paura, incertezza, rabbia: sono queste le reazioni di chi vive nella capitale belga che adesso spera solo di riprendersi e continuare a vivere.

Alessia Stridi, Lo mele Dragone Celeste, Eleonora Pacifico - IV

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