IL GIORNALE ONLINE DEGLI STUDENTI DEI LICEI ECONOMICO-SOCIALI PUGLIESI

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Tre milioni di giovani europei hanno cambiato università, residenza, abitudini e lingua. Si sono innamorati  hanno incontrato nuovi amici. Hanno imparato la categoria della distanza, che solo il primo grande viaggio insegna. Hanno appreso la lezione della tolleranza poiché il programma non incoraggia solamente l’apprendimento e la comprensione della cultura ospitante, ma anche un senso di comunità tra gli studenti appartenenti a paesi diversi. Gli investimenti per Erasmus sono, in assoluto, i soldi meglio spesi dall’ Unione Europea.  Il programma non crea politiche europee, finanziamenti europei, garanzie europee, crea cittadini europei.  È diverso e più importante. Si dice che i progetti e i sogni dei ragazzi non debbano essere infranti, ma coltivati. Questo non è accaduto il 20 marzo 2016, in Spagna, a Tarragona, quando, a causa di un incidente stradale, sono rimaste vittime sette studentesse italiane che rientravano da Valencia, dove avevano assistito al celebre festival di fuochi d’artificio di Las Fallas. Per queste ragazze, innamorate della vita, un futuro non è più visibile. La passione per lo sport di Lucrezia, la cucina e il volontariato di Francesca, la dimestichezza con le lingue straniere di Valentina, la curiosità per la Catalogna di Elena, la sensibilità di Serena, l’umiltà di Elisa e il sogno di diventare scrittrice dell’altra Elisa. Sette storie di sette ragazze che erano partite non solo per completare gli studi ma per rendere più concrete le loro ambizioni, per realizzare i loro progetti. Sette vite che sono state spezzate su un’autostrada spagnola. Sette storie diverse che hanno trovato un destino comune, difficile da accettare per delle esistenze così giovani. La morte è sempre inspiegabile, ma la morte giovane è inaccettabile. È come se il sogno europeo perdesse, uno dopo l’altro, i suoi colori. Qualcuno, davanti allo strazio, lascerà intendere che sarebbe più saggio e sicuro non muoversi, non andare, non sperimentare. La reazione istintiva è associare questi viaggi, questa età e queste esperienze con il pericolo. Ma i pericoli sono ovunque e la cronaca italiana lo dimostra. Non è rinchiudendole che proteggiamo le persone cui vogliamo bene. Se volessimo rendere omaggio alle ragazze su quell’autobus, dovremmo costruire l'Italia come l’avrebbero desiderata : mescolata, solidale, orgogliosa e generosa.
Dovremmo imparare ad aprirci, non chiuderci.
Sognare, non spaventarci.  Sognare, insieme alle persone che amiamo, un futuro condiviso e migliore.
Martina Delnegro, 2 B/L, Liceo Classico, Linguistico e delle Scienze Umane "F. De Sanctis" - Trani

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