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Sottosopra Teatro Bottega degli Apocrifi 1096 ridotta

‘Sotto/Sopra. La città salvata dalle donne’ è uno spettacolo messo in scena da Cosimo Severo e Stefania Marrone della compagnia teatrale Bottega degli Apocrifi. Esso è ambientato nel 1988 a Manfredonia e ci racconta una storia vera: la protesta di oltre 3.000 donne, che, con coraggio e tenacia, scesero in piazza contro l’ANIC, stabilimento petrolchimico situato nel comune di Monte Sant’Angelo, ad 1 km dalla loro città. I lavori per tale azienda, che successivamente prese il nome di EniChem erano iniziati nel 1968 e dal 1972 al 1988 sette incidenti avevano creato gravi danni all’ambiente e alla salute dell’intera città. Il più importante era stato quello del settembre 1976, quando 32 tonnellate di ossido di arsenico erano ricadute sulla città dopo essere fuoriuscite dalla fabbrica a causa dello scoppio di una colonna. Nonostante ci fossero dei tentativi di nascondere l’accaduto, continue fughe di ammoniaca facevano intendere il contrario. Ad aggravare ancora la situazione nel 1988 il governo decise di inviare nel porto di Manfredonia la nave carica di sostanze tossiche Deep Sea Carrie pur in assenza di adeguate strutture di trattamento. Proprio in occasione dell’arrivo della nave dei veleni si distinsero le donne della città, che ricoprirono un ruolo pubblico importante a livello emotivo.
Perché proprio le donne?
Non c’è da meravigliarsi se proprio loro furono le protagoniste di questa rivoluzione, poiché spesso, anche in passato, hanno fatto la differenza, in quanto capaci di pensare non solo al benessere del presente, ma anche al futuro della città di Manfredonia, che sarebbe stata distrutta dalle apparenti lusinghe del passato. Quindi bisognava scegliere. Salute o lavoro? Il bene di tutti o di pochi? Per quanto adesso sembri assurdo, quelli erano anni difficili e non tutti guardavano oltre, ma si fermavano a ciò che dava benessere. Fu così che dieci anni fa, Stefania Marrone, Cosimo Severo e Fabio Trimigno ebbero l’idea di dar voce, se pur in maniera parziale, a queste donne che, con un dialetto vivo e crudo e trascinate dalle musiche dal vivo, diventarono il simbolo di una rivoluzione che mise il paese sottosopra. Oggi, a 40 anni dall'incidente più grave lo spettacolo teatrale è più che mai attuale: l'area è ancora contaminata e numerose sono le morti per neoplasie polmonari o intestinali di ex operai dello stabilimento.
Particolarmente suggestiva è la figura del cantastorie, che senza peli sulla lingua, rapisce le menti del pubblico, riportandolo indietro nel tempo, in mezzo alle speranze e alle diverse storie delle protestanti, derise da una maschera rappresentante la fabbrica, che, pur restando sempre in silenzio, schiacciava le voci di ben 3000 donne. Pur sembrando banale quel sommesso “mittit a vriogn! (vergognati!)" ripetuto da una delle protagoniste, riascoltato oggi, in occasione dei 40 anni dallo scoppio della colonna d’arsenico, assume un nuovo significato: è un’implicita provocazione lanciata dagli sceneggiatori, che invita a riflettere sulle cause di anni di omertoso silenzio, tutt’ora da alcuni giustificato.
Chiara Rinaldi, Chiara Quitadamo, Sara Santoro, III A LC, Liceo Giordani, Monte Sant'Angelo

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