Quasi come se non sapessimo a quale calvario centinaia di donne sono sottoposte ogni giorno, Il 75% dei casi di femminicidio avviene in famiglia. La violenza in casa può essere riassunta con tre parole: “minacciare, picchiare, umiliare”. Ma perché tanta incapacità di ribellarsi? La donna tende a sperare che tutto si risolva, che le violenze finiscano. Inclinazione che può essere paragonata all’ultima pillola che porterà all’overdose. Ma la violenza prima di essere fisica è psicologica, e con le nuove tecnologie (non soggette a controlli) essa passa anche sul web. Il 63% degli insulti sui social sono indirizzati alle donne. Insulti scritti da “squallidi individui”, come li definisce Laura Boldrini (nell’articolo della Repubblica del 25/11/2016), tra i quali vi sono uomini di politica. Per denunciare questo la Presidente della Camera ha pubblicato sulla sua pagina Facebook i nomi dei responsabili delle illazioni ricevute. “La violenza non è una malattia, è un comportamento”, è questa la base di partenza del recupero degli uomini violenti nei centri CAM (centri d’ascolto per uomini maltrattanti). Testimonianze dirette ci arrivano dall’intervista de la Repubblica (del 25/11/2016) ad un cinquantenne, che a causa della sua violenza ha rischiato di perdere i suoi affetti più cari; lui pensa che questi centri aiutino a cambiare, a essere più umani, ma anche che il rischio di una ricaduta sia sempre presente. Sono gli affetti dei cari che inibiscono tali comportamenti, perché l’amore domanda amore e non violenza. È necessario il cambiamento da parte di tutti, uomini e anche donne, nei comportamenti quotidiani a cui non si dà peso ma che determinano l’evolversi di situazioni che, solo attraverso la denuncia e la pratica che ne consegue, potranno essere debellate. “La violenza non è una forza ma debolezza, né può mai essere creatrice di cosa alcuna, ma soltanto distruttrice” (Benedetto Croce).
Brescia Sabino , Alessio Carrassi , Ladisa Rosa , Scarasciulli Silvia , Vurro Giovanni  IVAe Liceo Bianchi Dottula Bari