Nonostante le sue consolidate e affermate ricchezze, il noto Regno dell’Arabia Saudita è ancora presente sul fronte di guerra con i “suoi” potentissimi e devastanti armamenti. I suoi 2.149.690 km² di superficie terrestre rendono questo regno il tredicesimo stato per estensione al mondo, ma non impediscono a questo noto Paese di conquistare, tramite guerre sanguinose e tragedie umanitarie, altri territori. L’interesse saudita è concentrato naturalmente sullo Yemen e sul suo cosiddetto “oro nero” che così, grazie alla conquista di questa parte della scacchiera mediorientale, porterebbe ad un più risoluto ed immediato commercio del petrolio oltre che all’acquisizione di notevoli giacimenti già avviati.
Lo Yemen è uno degli Stati più poveri del nostro pianeta, vessato da una profonda crisi economica e da un’annosa instabilità politica. Attualmente la popolazione di questo Stato conduce una vita minacciata periodicamente dalla presenza di bombardamenti esiziali in grado di porre fine alla vita di civili del tutto innocenti e forse neanche ben informati di quello che stanno vivendo.
Si parla di un ingente numero a quattro cifre di morti e feriti che prolifera giorno per giorno e di cui forse si parla ben poco. Presumibilmente, si ritiene che i Paesi coinvolti in questo catastrofico scenario siano solo gli Stati della penisola araba, ma, molto probabilmente, non è così. L’Italia, infatti, un Paese apparentemente neutrale e distante chilometri e chilometri da questa tragedia, si prefigura come uno degli attori di questa drammatica situazione. Se fosse realmente così, il suo comportamento desterebbe incongruenza ed incoerenza rispetto alla sua politica di “Stato pacifico” e coinvolto unicamente in aiuti umanitari.
In questo modo il fine umanitario verrebbe meno e l’unica spiegazione dinanzi alla vendita di armamenti letali sembrerebbe essere di tipo economico.
Sulla scorta degli ultimi aggiornamenti concernenti le recenti spedizioni di bombe aeree fabbricate in Italia e inviate in Arabia Saudita, pare che sia tutto regolare e che, quindi, il Governo italiano operi nel rispetto della legge. La Costituzione Italiana recita, infatti, nell’articolo 11:“L'Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali; consente, in condizioni di parità con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranità necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni; promuove e favorisce le organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo.” Inoltre, con la legge n. 185 del 1990 sono vietate espressamente le esportazioni di tutti i materiali militari e loro componenti verso i Paesi in stato di conflitto armato e in contrasto con i principi dell'articolo 51 della Carta delle Nazioni Unite.
Quindi, secondo quanto detto, lo Stato italiano venderebbe armi all’Arabia Saudita che quest’ultima utilizzerebbe per conquistare lo Yemen. Se fosse realmente così, sarebbe doveroso asserire che non è pensabile continuare questa forsennata vendita di armi, che non è possibile infrangere delle regole e poter vendere beni pericolosi a Paesi in conflitto. Lo Stato dovrebbe intervenire nell’immediato, prendere posizione e rispettare la legge. In gioco ci sono vite umane, vite di bambini innocenti e di uomini e donne che rischiano di morire ogni giorno. La vita è qualcosa di unico e nessuno ha la facoltà di decidere la vita altrui. I latini dicevano:” Homo est animal bipes rationale”.
Viene subito in mente il famoso Totò (Antonio De Curtis) che in una delle più celebri scene della commedia italiana viene ricordato per la vendita ben congegnata della celeberrima Fontana di Trevi a uno dei suoi compaesani dimostrando, quindi, la sua furbizia e la sua tendenza nei riguardi di una legge ben strutturata, ma poco rispettata. Lo si vuol citare proprio a dimostrazione di un Paese che, nonostante tutto il suo operato e i suoi sforzi positivi, forse ha deciso di porsi in cattiva luce con le sue vendite poco ponderate.
Lorenzo Casafina IV C Ites Les 'Ettore Carafa' Andria