Sangue, lacrime, morti, famiglie distrutte: questa è la situazione che attualmente la città di Berlino sta vivendo. La Germania, ad una settimana dal Santo Natale, sta rivivendo l’incubo di Nizza quando vennero uccise più di 80 persone da un camion guidato da un estremista islamico e la sensazione è che stia riaccadendo lo stesso evento nella capitale della Germania. L’attentato si è svolto il 19/12/2016 presso Breitscheidplatz, in provincia di Berlino davanti alla Kaiser-Wilhelm-Gedächtniskirche, una chiesa danneggiata dai bombardamenti della Seconda guerra mondiale.
Un camion nero arrivato da Budapest Strasse si è lanciato sul mercatino di natale travolgendo più di 50 persone, tra queste sei Italiani. A bordo del camion erano in due. Uno è stato trovato cadavere sul sedile del passeggero all'interno del tir, ucciso a colpi di arma da fuoco, e dopo diverse ore la polizia ha reso noto che si tratta di un cittadino polacco. L'altro sarebbe saltato fuori e fuggito a piedi in direzione del Tiergarten, il grande parco pubblico della capitale tedesca, ed è stato poi arrestato: secondo alcune fonti sarebbe stato alla guida al momento dello schianto e sarebbe di nazionalità pachistana. C’è anche una cittadina italiana tra i dispersi di Berlino, Fabrizia Di Lorenzo, 31 anni, originaria di Sulmona costretta a lasciare la sua città di origine per mancanza di lavoro e a migrare in Germania. Anche lei è stata al mercatino di Natale, nella capitale tedesca su cui è piombato il Tir provocando 12 morti. Il telefonino della ragazza, è stato ritrovato sul luogo dell’attentato. Le speranze di trovarla viva sono ridotte al lumicino. Lo sanno bene i genitori da ieri in Germania per la comparazione del Dna con le vittime della strage ancora alla ricerca di un nome. “Abbiamo capito che era finita martedì all’una e mezza”, rivela il papà Gaetano con le lacrime agli occhi.
Quanto accaduto a Berlino si inserisce in un quadro complesso e spaventoso che negli ultimi anni ha visto il mondo Occidentale più volte colpito da attentati terroristici rivendicati dall'Isis. Il terrorismo sta ribaltando l’equilibrio politico-sociale esistente. Per raggiungere questi obiettivi i terroristi attuano diversi metodi, tra cui il terrorismo psicologico che infonde la paura nei soggetti desiderati,grazie alla propaganda e ai mass-media, con minacce ed intimidazioni. I l terrorismo islamico attuale minaccia di conquistare e distruggere l’intero mondo occidentale e di istituire i califfati. Che fare dunque? Molti pensano che, la soluzione del problema sia abbastanza facile: basta non cadere nella trappola tesa dallo Stato Islamico. Manteniamo la calma, respingiamo le provocazioni, evitiamo di creare milizie di autodifesa, ricorriamo alla diplomazia più che alle cannoniere e ai corpi di spedizione in Medio Oriente, e la crisi un po’ alla volta si risolverà. Purtroppo le cose sono molto più complicate, connesse alla questione dei flussi migratori. Le persone che prima erano troppo povere per pensare di emigrare, adesso hanno abbastanza denaro per intraprendere il viaggio. Hanno smartphones e sanno come si vive all’estero. La velocità a cui la povertà globale si sta riproducendo ha messo in movimento milioni di persone. Questo loro spostamento di massa risolve problemi e crea problemi contemporaneamente. Risolve i problemi di rendere di nuovo concorrenziali i prodotti europei attraverso l’abbassamento del costo del lavoro, di riavviare la crescita economica attraverso un aumento della domanda ma crea i problemi di sradicamento di milioni di persone dai luoghi in cui sono nati e cresciuti, e di creazione di ghetti etnici e religiosi dove gli estremisti possono attuare a piene mani i loro progetti rivoluzionari, del tipo di quello che l’Isis sta attuando in Francia.
L’unico modo per tenere lontano dall’Europa il terrorismo islamico e l’emigrazione di massa sarebbe un mutamento di paradigma di civiltà. Convivialità, modestia, al posto di consumismo o ossessione della produttività; bisogna cercare di avere gratitudine per ciò che la natura ci offre, anziché avere risentimento. Se il volto dell’Europa cominciasse a riflettere su qualcuno di questi tratti, ecciterebbe molto meno la rivalità altrui. Non attirerebbe più terroristi che vogliono abbatterla per impadronirsi del suo potere. Ma forse è troppo tardi.
Alessia Cesareo 5^C, Liceo "Carolina Poerio", Foggia
Berlino come Nizza
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- Inserito da Karen
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