“Dear Mr Trump, this is not what greatness looks like”, è una delle frasi che tappezzano il muro della protesta a Washington, dopo la firma dell’ordine esecutivo, da parte del nuovo presidente Trump, contro l’immigrazione.
Il 27 Gennaio resterà senza dubbio una data impressa nella memoria di una grande nazione, gli Stati Uniti d’America, che hanno come obiettivo la guida del mondo, ma l’impatto sarà ancora più evidente per tutti i cittadini di quei 7 paesi, cioè Iraq, Siria, Iran, Sudan, Libia, Somalia e Yemen, che risultano avere problemi legati al terrorismo, senza dimenticare i richiedenti asilo, le cui pratiche rischiavano di rimanere sospese per i prossimi quattro mesi.
Cosa ne resta dunque di quell’American Dream che ha accumunato per secoli le generazioni di tutto il mondo? Nient’altro che un incubo? La semplice illusione, che l’America resti il Paese delle grandi occasioni, del successo, della tolleranza?
La risposta a questi interrogativi è carica di negatività; il nuovo Presidente degli Stati Uniti sembra non far tesoro dell’esperienza di migliaia di ebrei cacciati e sterminati dalla follia di un dittatore perché appartenenti ad un credo differente, né dei principi dell’Illuminismo o della Rivoluzione Americana, senza la quale oggi non esisterebbe l’America. È facile definirsi la società del progresso, ma l’ignoranza e la paura del diverso sono sempre dietro l’angolo. Siamo ancora pronti ad innalzare muri contro i profughi di una guerra verso la quale abbiamo tutti contribuito in qualche modo, guidati dalla possibilità di arricchimento; è facile utilizzare come capri espiatori i rifugiati, possibili attentatori e terroristi, per nascondere i crimini di un Paese che nel 2017 non ha ancora il coraggio di negare la vendita delle armi, assolutamente legale, una delle prime cause di stragi, in particolare nelle scuole o di ammettere che il razzismo sia ancora talmente radicato da spingere il corpo della polizia all’omicidio dei “neri”.
L’ America, risulta quindi un Paese pieno di contraddizioni, nel quale è fondamentale seguire il messaggio di Obama “affrontare le sfide comuni ricordando i valori fondamentali che definiscono gli USA e l’Europa come democrazie aperte”. La popolazione americana sembra però pronta a dire no al cinismo del messaggio populista offerto dal proprio Presidente, ed è subito intervenuta in massa, dagli aeroporti ai messaggi pubblicitari delle grandi compagnie, come Coca Cola, Airbnb, fino al Superbowl.
L’inno patriottico “America the Beautiful” è ben presente nelle coscienze di tutti gli americani che hanno scioperato all’interno e all’esterno degli scali aerei con i loro slogan “ No Muslim ban “ o nei cortei davanti alla Casa Bianca, nelle decine di avvocati che hanno offerto assistenza legale agli stranieri bloccati ai terminal. È questa la parte dell’America che contribuisce e contribuirà a rendere ancora grande gli Stati Uniti, come sosteneva lo slogan, simbolo di Trump, “Make America Great Again!”
La cooperazione rappresenta lo strumento per il progresso ed è ciò verso cui sono indirizzati i 18 Paesi che hanno presentato il ricorso al decreto. Finchè ci sarà la coscienza e il cuore, potremo evitare le carneficine e le sofferenze di cui la nostra storia si fa tristemente carico, ma è fondamentale la personale sensibilizzazione ai problemi che affliggono il mondo, di cui siamo i protagonisti.
Federica Curci IV A Liceo "F. De Sanctis"- Trani