Ylenia, 22 anni Messina. Gessica, 28 anni Rimini. Queste giovani ragazze sono le ultime protagoniste di un tragico e incessante scenario, sono infatti le prime vittime di violenza del 2017.
Secondo i dati Istat, dal 2006 ad oggi le donne morte bruciate, accoltellate e strangolate sono state 1.740, 120 solo nell’ultimo anno. Nonostante attualmente si registri un leggero calo dei femminicidi,, circa del 3%, il numero di violenze fisiche e domestiche rimane, purtroppo, esorbitante.
Gessica Notaro è infatti stata recentemente sottoposta a molteplici interventi chirurgici per la ricostruzione della pelle dopo che il suo partner le ha sfigurato il volto con l’acido, causandole la perdita della vista da un occhio.
Ylenia Bonavera è invece reduce da un tentativo di omicidio da parte del proprio fidanzato, che l’aveva cosparsa di benzina dandole fuoco ed è salva grazie all’intervento di alcuni vicini di casa.
Entrambe sopravvissute, entrambe preda indifesa dei loro possessivi, gelosi e passionali carnefici.
L’80% dei soprusi è di fatto causato dall’irrefrenabile necessità di tenere prigioniera la propria donna, controllandola e impedendole di essere parte attiva della società. Pur essendo al di fuori del conteggio ufficiale delle vittime, Gessica, Ylenia e mille altre come loro, porteranno addosso per tutto il resto della vita gli evidenti segni, fisici e psicologici, della violenza subita. L’Istat afferma inoltre che nel 16,7% dei casi il femminicidio è preceduto da episodi di stalking. Con questo termine si indicano gli atteggiamenti persecutori tenuti da un individuo che inducono nella persona molestata condizioni di paura e ansia, arrivando addirittura a comprometterne lo svolgimento delle attività quotidiane.
Sono più di 3 milioni le donne italiane che nell’arco della propria vita hanno subito episodi di stalking e tra esse 2 milioni e 151 mila sono state perseguitate dall’ex partner. Malauguratamente 8 donne su 10 non si rivolgono ad alcuna istituzione, non cercano aiuto e non hanno mai denunciato forse per paura delle conseguenze, forse per eccessivo amore o forse perché le donne non credono che chi le ha amate possa davvero arrivare ad ucciderle.
In questo tragico scenario, un barlume di speranza esiste. Infatti se da una parte si rileva una leggera diminuzione dei femminicidi, dall’altra si segnala la presenza di richieste d’aiuto da parte di uomini violenti, come a Firenze dove è stato istituito il “ Centro Ascolto Uomini Maltrattanti” a cui si sono rivolti, solo nei primi nove mesi dello scorso anno ben 66 uomini. Si tratta di una battaglia difficile, dura e insidiosa che le donne, per quanto coraggiose, non possono combattere da sole. Hanno bisogno di avere al loro fianco le istituzioni a proteggerle ma soprattutto la società intera a condannare e stigmatizzare i violenti, perché nella vita le storie d’amore possono finire e un “uomo adulto” deve imparare ad accettare le sconfitte.
Ludovica Misino III A Liceo “F. De Sanctis” - Trani