L’uomo ha da sempre sentito il bisogno di spingersi oltre un limite; negli ultimi decenni ha superato confini naturali servendosi della scienza e della tecnologia. Questo ha rappresentato un grande passo per l’intelligenza umana, ma a discapito di chi? A discapito della specie umana stessa, verrebbe da dire. Un esempio è rappresentato dalle sperimentazioni sugli animali. Dal 1976, per legge, è obbligatorio testare ogni prodotto che viene a contatto con l’uomo; ogni anno per questi test vengono utilizzati dai 300 ai 400 mila animali. Il 30% delle sperimentazioni viene condotto a scopo medico, il restante 70% per verificare l’efficacia di prodotti cosmetici, bellici e chimici. È davvero necessario utilizzare tra i 210 e i 280 mila animali per testare l’ennesima crema colorata o il centesimo rossetto di una nuova collezione, che presenta le stesse identiche caratteristiche di quelli che utilizziamo già? E che dire dell’abuso nel ricorso alla chirurgia estetica per corrispondere ad un modello di perfezione sempre più ossessivo? Tante volte si parte da una rinoplastica per modificare un piccolo difetto al naso a causa del quale non ci si sente totalmente accettati dalla società e si finisce con l’avere qualche taglia in più al seno, due zigomi sollevati e due glutei scolpiti.
Cosa spinge gli esseri umani a cambiare l’aspetto fisico ad un costo così elevato sia in termini economici che di salute?
Si cerca sempre più spesso di somigliare alle bellezze viste sulla copertina di un giornale o in un programma televisivo; e lo si fa a qualunque costo. Migliaia di euro e rischi per la salute irreversibili. Nel campo della chirurgia pullulano ciarlatani, medici non esperti e che operano in strutture inadeguate.
Un esempio parossistico dei nostri tempi è rappresentato da Valeria Lukyanova, una giovane ragazza russa che si è sottoposta a decine di interventi per assomigliare ad una barbie.
Dovremmo, dunque, farci un esame di coscienza e cercare di capire se vale la pena modificare il proprio aspetto per sentirsi accettati dalla società rispettando canoni di bellezza stereotipati e, in fin dei conti, vuoti e falsi sacrificando la propria salute per raggiungere un modello di bellezza impostoci dal marketing.
Alessanda Carrassi e Marinella Milia III AU Liceo Bianchi Dottula - Bari