Il 6 Febbraio è la giornata mondiale contro le mutilazioni genitali femminili, una pratica che ormai subiscono più di 200 milioni di donne nel mondo, tra cui 57.000 in Italia.
Le mutilazioni genitali femminili sono un problema che riguarda circa trenta Paesi e che viola uno dei diritti fondamentali per 200 milioni di donne. Questo, anche se vietato in molti paesi dell’Unione Europea, vede come vittime anche bambine e donne migranti in Europa, che tornano nel loro Paese.
Action Aid ha realizzato un’indagine finalizzata alla conoscenza di numeri e dati reali riguardanti questa pratica. Le stime, aggiornate al 2016, attestano la presenza di circa 46mila e più ‘vittime’ di questa pratica, a queste bisogna aggiungere le neoitaliane maggiorenni originarie di Paesi in cui questo esiste (circa 11mila) e le richiedenti asilo. Più del 60% di queste donne proviene dalla Nigeria e dall’ Egitto. Facendo un’indagine su base mondiale si nota che sono le donne somale ad essere più colpite (83,5%), seguite da quelle che provengono dalla Nigeria (79,4%) e dal Burkina Faso (71,6%). Al quarto posto per diffusione delle mutilazioni c’è la comunità egiziana (60,6%), seguita da quelle eritrea (52,1%), senegalese (31%) e ivoriana (11%).
L'origine resta avvolta nel mistero. Si tratta, comunque, di una pratica preislamica, probabilmente già in uso nell'antico Egitto, da dove sarebbe approdata a Roma.
I genitori incoraggiano le figlie a sottomettersi alla circoncisione nella speranza di ottenere un più alto prezzo della sposa (una sposa vergine viene senz'altro pagata di più). La mostruosità di questa pratica è accentuata dal fatto che tutto questo in molti casi conduce la donna alla morte causata o da infezioni o dal troppo dolore.
Per combattere questa forma di violenza, ActionAid ha lanciato il progetto AFTER In occasione della Giornata Mondiale contro le Mutilazioni Genitali Femminili. ActionAid promuove inoltre la mobilitazione online (hasthtag #endFGM).
Anna Calzaretti III A Liceo “F. de Sanctis” - Trani