Giovedì mattina 16 febbraio, gli alunni delle classi 3AL, 3BL, 3A, 3E e 4A dell’IIS “G. Dell’Olio” hanno conversato con Gholam Najafi, che, con il sorriso incerto e un po’ timido dei suoi 23 anni e con gli occhi ricolmi di felicità, ci ha raccontato la sua storia o meglio la sua personale “odissea” che è simile, per molti aspetti, a quella di tantissimi minori non accompagnati che ormai a migliaia giungono sulle nostre coste spinti dalla fame e dalla guerra. Disponibilità, gentilezza e la speranza per un futuro migliore sono stati gli ingredienti che l’autore del libro¬ “Il mio Afghanistan” (La meridiana 2016) ha portato con sé e che hanno permesso a ciascuno di noi di entrare in sintonia con la storia, le avventure e i ricordi di un ragazzo che a dieci anni ha abbandonato la sua terra natale alla ricerca di un futuro migliore e di una vita degna di essere vissuta. Curiosi di scoprire, attraverso il suo racconto, quel paese lontano e martoriato che appare essere ai confini del mondo, di apprendere dalla sua voce le emozioni che lo hanno travolto durante il suo lungo viaggio itinerante durato sei anni e che, solo per un capriccio del destino, lo ha condotto a 16 anni a Venezia, solo, senza soldi, senza conoscere una parola di Italiano e di Inglese. Gli abbiamo chiesto soprattutto cosa avesse in programma per il futuro, se avesse intenzione di ritornare in Afghanistan, quel paese distrutto dalla guerra ma, al tempo stesso, oggetto di quell’amore e di quella nostalgia che solo chi è costretto a partire può provare. Gholam ha risposto a tutte le nostre domande e soprattutto ha condiviso con noi il suo desiderio di poter un giorno ritornare nel suo paese e poter aprire una biblioteca nella quale tutti i bambini possano sentirsi sicuri e costruire, mattone dopo mattone, la loro vita. Uno dei momenti carichi di emozione è stato quando ha parlato della madre che sembra essere svanita tra i fumi della guerra e, sebbene con la gola secca e con gli occhi lucidi, ha condiviso con noi i ricordi offuscati dal tempo, quelli di un bambino che è dovuto crescere troppo in fretta. Alcuni alunni hanno realizzato, come omaggio nei suoi confronti, un video nel quale, attraverso delle immagini simboliche e ricche di bellezza, si è voluto condividere l’incanto e la sofferenza del suo paese e delle sue tradizioni e, osservando un anziano pastore che portava sulle spalle un giovane agnello, ha forse rivisto e ritrovato suo padre ucciso dai talebani e vittima di un insensato odio e di un’assurda guerra. Gholam, però, ha anche lui avuto in serbo una sorpresa per noi: delle foto da lui stesso scattate nel suo ultimo viaggio di ritorno che ritraggono i luoghi dove, tra sacrifici e ricordi d’infanzia, ha vissuto fino al giorno della sua partenza. Case crollate sotto la furia delle bombe, campi incolti e paesaggi innevati sono tutto ciò che è rimasto del suo piccolo villaggio. L’incontro si è concluso sulle note dell’inno del suo Afghanistan, tra un autografo e l’altro, con in volto un sorriso felice e colmo di gratitudine per coloro che, a cuore aperto e senza pregiudizi, hanno ascoltato la sua storia e condiviso il suo dolore, le sue speranze e i suoi sogni che in parte si sono realizzati attraverso la pubblicazione di questo libro, che tutti i ragazzi dovrebbero leggere.
Claudia Mastrapasqua 3AL IIS “DELL’OLIO” Bisceglie
Gholam Najiafi
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- Inserito da Marika Galantino
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