Uno di questi contadini dormiva nella stiva e l’altro stava sul ponte e si accorgeva che c’era una gran burrasca con delle onde altissime, che il piroscafo oscillava. E allora questo contadino impaurito domanda ad un marinaio: «Ma siamo in pericolo?» E questo dice: «Se continua questo mare tra mezz’ora il bastimento affonda». Allora lui corre nella stiva a svegliare il compagno. Dice: «Beppe, Beppe, se continua questo mare il bastimento affonda». Quello dice: «Che me ne importa? Unn’è mica mio!». Questo è l’indifferentismo alla politica. È così bello! La libertà c’è, si vive in regime di libertà. Però la libertà è come l’aria. Ci si accorge di quanto vale quando comincia a mancare, quando si sente quel senso di asfissia che gli uomini della mia generazione hanno sentito per vent’anni e che io auguro a voi giovani di non sentire mai. Quindi voi giovani dovete farla vivere la Costituzione. In questa Costituzione c’è dentro tutta la nostra storia. Quanto sangue, per arrivare a questa costituzione! Dietro ogni articolo di questa Costituzione, o giovani, voi dovete vedere giovani come voi caduti combattendo, fucilati, impiccati, torturati, morti di fame nei campi di concentramento, che hanno dato la vita perché libertà e la giustizia potessero essere scritte su questa carta. Quindi, quando vi ho detto che questa è una carta morta, no, non è una carta morta, è un testamento, è un testamento di centomila morti. Se voi volete andare in pellegrinaggio nel luogo dove è nata la nostra Costituzione, andate nelle montagne dove caddero i partigiani, nelle carceri dove furono imprigionati, nei campi dove furono impiccati. Dovunque è morto un italiano per riscattare la libertà e la dignità, andate lì o giovani, col pensiero, perché lì è nata la nostra Costituzione". Questo diceva uno dei più grandi costituenti Piero Calamandrei in un discorso ai giovani del 26 gennaio del 1955.
Lo Stato è come una nave (metafora ben nota ai poeti!) e lamentarsi della tempesta senza mobilitarsi attivamente è inutile. È necessario conoscere il “manuale d’uso” della nave stessa, cioè la nostra Costituzione, e fare tutto il possibile perché gli articoli vengano applicati.
La democrazia è la migliore e la più completa forma di governo perché garantisce (o dovrebbe garantire) ai cittadini la tutela dei diritti. Eppure, il diffuso atteggiamento qualunquista sembrerebbe mostrare che non si hanno più a cuore quella libertà per la quale sono state combattute lunghe e sanguinose battaglie.
Abbassare la guardia, in passato, ha aperto la strada ai fascismi. Lo insegna il triste epilogo della Repubblica di Weimar e la fine dello Stato liberale in Italia . Né mai bisogna dimenticare che i totalitarismi si sono affermati facendo leva su un consenso di massa quasi unanime.Quindi se lo Stato affonda, la causa non è solo della classe dirigente, ma anche dei cittadini che non adempiono al loro primo compito: essere cittadini.
Bisogna partire, come afferma Gramsci in "Odio gli indifferenti", dalla famiglia. Essa è, nella interpretazione del pensatore sardo, un organismo morale, nonché il primo nucleo sociale che impone al singolo obblighi e responsabilità. Ma nel corso dell' ultimo secolo e soprattutto negli ultimi decenni, la famiglia è cambiata e ha deragliato dalle sue funzioni. Se nei secoli passati era un organo di difesa e tutela sociale, ora è diventata un nucleo naturale che ha perso il suo compito pedagogico, formativo ed educativo, demandato, spesso, in toto, alle istituzioni scolastiche.
Se Gramsci è contrario a qualsiasi forma di educazione burocratizzata e statalizzata, il pedagogista statunitense Dewey immagina che la formazione del cittadino debba avvenire attraverso un ponte tra scuola e famiglia. L'attivismo pragmatico di Dewey, fortemente intriso del pensiero rousseauiano, insiste sulla volontà del singolo che, attraverso i sistemi previsti dallo Stato democratico, può cambiare l’ambiente esterno, il proprio sistema istituzionale o anche semplicemente vigilare che non vi siano sovvertimenti.
Ecco perché è bene aver cara la lezione gramsciana così sintetizzata <<Chi vive veramente non può non essere cittadino, e parteggiare. Indifferenza è abulia, è parassitismo, è vigliaccheria, non è vita>> , quelle parole devono costituire un monito soprattutto per le giovani generazioni.
Per la democrazia tanti giovani si sono immolati. Essa è stata la conquista del secolo passato, è stata la conquista anche di quel partigiano che è morto per la libertà cantando Bella ciao. Quel giovane ha preferito combattere, non disertare, ha preferito uccidere piuttosto che tornare a casa o da quella ragazza che, prima della partenza, gli aveva sorriso.
Emanuele Servidio V AU Liceo "Bianchi Dottula"
Odio gli indifferenti
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- Inserito da Simona Speranza
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