IL GIORNALE ONLINE DEGLI STUDENTI DEI LICEI ECONOMICO-SOCIALI PUGLIESI

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QUO VADO?

"Cosa vuoi fare da grande?" chiede la maestra, "Io voglio fare il posto fisso".
È questa una delle frasi simbolo dell’ultimo film di Checco Zalone che, con grande ilarità è riuscito a mettere a nudo le difficoltà di un’Italia fondata sul mito del posto fisso. Il posto fisso è, purtroppo, giunto alla fine del suo percorso naturale dopo essere stato per anni il sogno degli italiani. Ad impersonare l’immagine del posto fisso è proprio la figura di Zalone che, lavorando nell’ufficio caccia e pesca si trova dinanzi ad una scelta chiave: lasciare il posto fisso o mantenerlo, venendo trasferito ripetute volte come una trottola in tutta Italia, ed addirittura nei paesi scandinavi. Checco Zalone affronta questa tematica in chiave “cinematografica” ma bisogna rendersi conto della realtà dei fatti. In un’Italia messa in ginocchio da numerosi scandali,omicidi e gossip alla base della cronaca, i lavoratori devono anche confrontarsi con il problema della “mobilità”. Una mobilità che si è sviluppata con l’inizio e il continuo sviluppo della crisi attuale che ha portato il mercato del lavoro a prendere decisioni drastiche. Le due fondamentali sono proprio la mobilità e la flessibilità. Quest’ultima indica la mancata garanzia di un posto fisso e la necessità di contratti a tempo determinato per garantire un ricambio nel mercato lavorativo. Riguardo la mobilità, il lavoratore deve essere sempre pronto a trasferirsi in altre sedi, che siano in Italia o all’estero (fosse anche la Norvegia…). In un 2016 italiano dove c’è un netto conflitto ed una grande divisione fra ricchi e poveri, giovani ed anziani, nord e sud, l’Italia dovrebbe essere compatta per migliorarsi e crescere. Il posto fisso ormai possiamo dimenticarlo, è il passato. Siamo noi stessi che dobbiamo cercare ed essere l’innovazione, il cambiamento. A lungo andare emigreremo tutti dalla nostra terra d’origine, non per un mancato sentimento di appartenenza, ma per un pratico bisogno lavorativo. Si parla di mobilità solo per chi ha un contratto, bisognerebbe invece parlare di mobilità anche per chi studia. Anno dopo anno aumenta sempre più il numero di giovani che scappano dall’Italia per studiare e lavorare altrove. Si è parlato e si parla sempre di “fuga di cervelli”, ma se l’Italia non crea soluzioni concrete per i giovani, e per il loro futuro, quale sarà il destino dell’Italia? Abitata da altri popoli che sapranno sfruttare le risorse al meglio mentre noi giovani italiani saremo sparsi in tutto il globo? E allora . . . Quo vado?

Mola Stefano
Liceo scientifico E. Majorana, Mola di Bari

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