Il grande problema dei nostri tempi, che dobbiamo cercare di ridurre o fermare, sono le migrazioni di massa , causate da guerre o persecuzioni, ma anche e soprattutto da povertà. Nel primo caso abbiamo il dovere di accogliere coloro che fuggono, ad essi la nostra Costituzione all’art.10 riconosce il diritto di asilo e lo status di rifugiati, ma quando si tratta di povertà si dovrebbe intervenire per fermare un’emorragia demografica che priva i Paesi di origine di intere generazioni.
Spesso gli interventi delle grandi istituzioni internazionali non hanno disseminato buone pratiche ma solo corruzione. Inoltre la povertà alimenta un terribile fenomeno legato alle migrazioni: il traffico di essere umani, su cui lucrano organizzazioni criminali e che causa la morte di migliaia di migranti. E quando arrivano nella terra promessa vengono ammassati in baraccopoli e sfruttati nelle campagne. E’ il caso del “Gran Ghetto” di Rignano Garganico, nella nostra provincia. Le baracche aumentano di anno in anno, è la più grande baraccopoli di raccoglitori di pomodori in Puglia. In estate arriva ad ospitare oltre 2.000 braccianti. Il ghetto è stato colpito da due incendi, nell’ultimo hanno perso la vita due maliani. Da mesi sotto sequestro per presunte infiltrazioni criminali, ne è stato ordinato lo sgombero, ma molti migranti si rifiutano di lasciarlo, hanno paura di perdere quel misero tetto e, ancor di più, quel misero lavoro.
Che fare? Come creare le condizioni perché migliaia di esseri umani non debbano sradicarsi dalla propria terra per cercare una vita degna di essere vissuta?
Il giornalista Riccardo Iacona ci mostra i progetti di sviluppo sostenibile attivati dagli operatori Vis. E’ questo il caso delle serre biologiche del Ghana.
In Ghana, come in tanti paesi poveri, molti giovani lasciano la loro casa alla ricerca di una vita migliore, fuggendo dalla povertà.
Ma durante il viaggio rischiano la vita.
Il Ghana è uno dei Paesi più colpiti dal fenomeno della migrazione in Africa occidentale.
Il 75% degli abitanti del nord del Ghana sono contadini poveri; non hanno alcun mezzo, nemmeno una bicicletta e tutto si porta a mano, comprese le fascine di legna da ardere.
Piove sempre meno e la stagione secca diventa sempre più lunga.
La vita familiare è fondata su un’agricoltura di sussistenza, la povertà dilaga: è qui che ha origine la migrazione. Scappano soprattutto i giovani, 2 o 3 per ogni famiglia per cercare il lavoro e i soldi che qui non riescono a guadagnare, nella speranza di poter da fuori sostenere la propria famiglia.
L’idea è rendere l’agricoltura più efficiente per fermare l’esodo all’inizio, lì dove la terra stenta a sfamare. Così nasce il progetto di formazione e sviluppo in agricoltura eco-sostenibile presso la Scuola Salesiana di Agricoltura di Sunyani.
La “Green House” è un progetto di sviluppo sostenibile, presentato a COP 20, a Parigi. Essa consente la produzione dell’equivalente di 3 ettari di terreno, in qualsiasi stagione dell’anno.
La coltivazione in piccoli vasi consente di misurare con precisione le risorse idriche e di nutrimento necessarie alla produzione, senza sprechi o dispersioni. Dopo la sperimentazione, ora si tengono dei corsi per formatori. In futuro gli studenti potrebbero beneficiare di microcredito per avviare la propria micro-impresa agricola. A beneficiarne sono i giovani e i migranti di ritorno, o le donne che hanno abbandonato gli studi e vivono in uno stato di estrema povertà, spesso sfruttate con lavori degradanti o, peggio, entrate nel giro della prostituzione.
Costruire alternative alla migrazione si può e “la Green House” ne è la dimostrazione.
Marianna Petruccelli 2^A Les- “M. Immacolata” S. Giovanni Rotondo