Francia, Germania, Regno Unito e, adesso, Svezia, una sola parola: terrore. Questo è ciò che si sta vivendo in Occidente, una situazione terrificante, una vera e propria guerra iniziata attraverso rudimentali rivendicazioni. Si potrebbe definire la Terza Guerra Mondiale, la scelta sta al soggettivismo di ognuno e, comunque sia, la guerra si fa sentire, le sue armi, ma soprattutto le sue vittime.
La dinamica è sempre la stessa: un camion ed un fondamentalista dissennato a caccia di vittime e il bilancio dei morti e dei feriti agghiacciante! La Svezia patisce, il mondo Occidentale subisce, i media informano e la cronaca non smette di aggiornare e la gente in maniera, talvolta, disordinata e informe. Gli eventi si susseguono in maniera analoga e ciclica: l’attacco, l’informazione e il terrore… Bisogna necessariamente fermarsi e meditare sul problema perché c’è qualcosa di perversamente tedioso che sta scalfendo le vite di ognuno e procurando la morte di un gran numero di civili del tutto estranei alle vicende religiose, politiche o economiche che siano. La notizia giunge alla gente ma, proprio per la sua prevalenza descrittiva, non implica alcuna riflessione se non un’ iniziale sorpresa che col passar del tempo si tramuta in mera indifferenza.
Si sta oltrepassando qualsiasi limite! Ogni giorno non si parla che di attacchi, bombardamenti, missili, ma nessuno parla di bambini, donne, uomini che stanno perdendo tutto, stanno perdendo il dono più importante e naturale che esista: il dono della vita. Di quest’ultima, infatti, si parla ben poco; l’uomo sta ponendo la sua attenzione più alla guerra, al dominio, all’orgoglio, obliando tutti quei valori che da sempre l’hanno reso l’esser vivente più sviluppato di sempre. In questo momento la ragione sta passando in rassegna e ciò che prevale sembra esser l’istinto, quell’impulso innato capace di portare, talvolta, a qualcosa di molto insensato.
La guerra è terrore e, assieme alle armi, conduce ad altre guerre e ad altre morti. Si è potuto sperimentare attraverso il passato come essa difficilmente risolva i problemi dai quali è nata: l’ostilità non si spegne con il cessare della battaglia, i problemi molto spesso si accentuano e ad essi si aggiungono notevoli sforzi economici per ricostruire quello che si è distrutto. Risulta necessario, dunque, trovare dei compromessi, e l’unica arma possibile a tale scopo è proprio la diplomazia. Quest’arma, infatti, pur essendo la più difficile da adottare, è in grado di porre fine a qualsiasi controversia fissando i limiti della guerra e consegnando al popolo la pace.
Analizzando attentamente la guerra, si può notare quanto questa sia innata nell’uomo. Ciò è stato oggetto di studio e di riflessione per molti filosofi, psicoanalisti e matematici. Si ricordano i celeberrimi Sigmund Freud e Albert Einstein che nei loro discorsi sostenevano che la guerra e l'aggressività fossero componenti della psicologia umana (Warum Krieg?). Freud, soprattutto, spiegava quanto l’uomo sopravvalutasse le sue capacità lasciandosi pilotare dall’istinto e spingendosi a cose perverse pur di giungere al soddisfacimento di un proprio scopo.
L’uomo deve anteporre la ragione alla sua aggressività cercando di difendere e applicare un filo etico in tutte le situazioni. La società necessita di tutto questo e ha bisogno di conoscere la verità!
Lorenzo Casafina 4 C Ites-Les "Ettore Carafa" Andria