É del 23 febbraio la notizia della sentenza di condanna nei confronti di sei persone, tra cui il titolare di un’agenzia interinale noiana, per reati riconducibili al caporalato. Questa notizia è inerente a una vicenda risalente al 2015 che vede come vittima di un sistema agricolo illegale Paola Clemente, una bracciante stroncata da un infarto mentre lavorava all'acinellatura dell'uva. I provvedimenti sono stati emessi dalla Procura di Trani in un filone di indagine aperto dopo la morte della donna, avvenuta nelle campagne di Andria il 13 luglio 2015. In generale, per quanto riguarda questo sistema, si prendono in considerazione le pene che prevedono la reclusione da uno a sei anni per l'intermediario e per il datore di lavoro che sfrutta i lavoratori, approfittando del loro stato di bisogno dettato dalla diffusa disoccupazione e dall'assenza di lavoro. L'art. 12 del D.L. 13 agosto 2011, n. 138, convertito con modificazioni dalla legge 14 settembre 2011, n. 148 ha introdotto nel codice penale italiano il nuovo reato di intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro. Le pene previste per i cosiddetti "caporali" sono la reclusione da cinque a otto anni e una multa da 1.000 a 2.000 euro per ogni lavoratore coinvolto. Le nuove norme individuano come indice di sfruttamento "la corresponsione ripetuta di retribuzioni differenti dai contratti collettivi e la violazione delle norme sull'orario di lavoro e sui periodi di riposo", in pratica salari troppo bassi e straordinari non pagati. Le condizioni di grave sfruttamento che si riscontrano nell’ambito del lavoro agricolo sono principalmente conseguenza del caporalato che altro non è che un sistema illegale, in Italia, che consente di inserire braccianti in gruppi di lavoro o "squadre". Il “caporale” organizza il lavoro secondo le richieste dell'imprenditore agricolo e ingaggia i braccianti per conto del datore di lavoro, stabilendo il loro compenso di cui trattiene una parte per sé. Il motivo per il quale è ritenuta un'attività illegale è l'obiettivo mirante allo sfruttamento illegale senza garantire i lavoratori: l'operaio è costretto a lavorare a nero ovvero senza avere nessun contratto e nessuna tutela, sottoposto anche a eccessivi orari di attività. Inoltre, nonostante il caporalato tenda ad essere rappresentato come un sistema omogeneo, il modo in cui prende forma a livello territoriale cambia: esistono diversi modelli che vanno dal “semplice” taglieggiamento delle paghe in cambio del servizio di trasporto e dell’ingaggio, a forme di maggiore prepotenza e violenza, fino a quelle riferibili alla riduzione in schiavitù.
Claudia Gagliardi, III A – Liceo “Ilaria Alpi” - Rutigliano