Il primo ministro del Ghana Nkrumah parla di una nuova e più potente forma di colonialismo: il neocolonialismo. Che egli definisce <<la forma suprema dell’imperialismo>>. È, in altre parole, questo un lemma con accezioni negative che indica, nel suo significato più ampio, l'abuso delle politiche capitaliste e del liberismo più sfrenato dei paesi industrializzati su quelli in via di sviluppo. Ma il neocoloniasmo, nella sua nuovissima facies, nasconde un lato ancora più oscuro. Esso si è mutato in un ulteriore esercizio di potere da parte dell'America di Trump nei confronti della vecchia e stantia Europa. Come non chiamare neocolonialista il TTIP, il Transatlantic Trade and Investment Partnership? Esso è un trattato di libero scambio, che ha l’intento di abbattere dazi e dogane tra Europa e Stati Uniti. Quali potrebbero essere i suoi effetti?
Partiamo dalle modalità. L'accordo è stato stipulato dalla Commissione europea in maniera così riservata (o meglio segreta) che nemmeno il Parlamento dell’UE ne è stato a conoscenza fino alla effettiva formalizzazione.
Il rischio più evidente è legato al nostro patrimonio agroalimentare che è messo in grave pericolo.
L’Italia ha:
• 7,300 specie vegetali, record europeo. L’Inghilterra, seconda in classifica, ne ha 2100.
• 58,000 specie animali, record europeo. La Francia, grande il doppio rispetto alla penisola, ne ha 20,000.
• 1200 vitigni autoctoni, record mondiale. I francesi, secondi in classifica, ne hanno 2222.
• 1000 tipi di mele. In tutta Europa ne esistono 1200.
• 140 tipi di grano duro. Gli Stati Uniti ne presentano solo 6.
Con il TTIP, le esportazioni italiane sarebbero limitatissime, poiché la piccola e media impresa, ma soprattutto i piccoli contadini, non riuscirebbero a sopportare la concorrenza statunitense. Infatti, in America, i prezzi sono molto più vantaggiosi, poiché la produzione avviene su larga scala, senza badare alla qualità. I controlli sulle sostanze chimiche impiegate in agricoltura o nella industria alimentare sono limitati, mentre in Europa sono capillari. Negli USA, per esempio, un pollo costa di meno rispetto a quello italiano, perché contiene cloro, candeggina, ormoni e anche antibiotici. Con il TTIP, una valanga di prodotti si abbatterebbe sul mercato europeo, con grave danno per le esportazioni italiane. Infatti il mercato nazionale sarebbe sconfitto dalla circolazione di merci a basso costo ma di pessima qualità.
Per ovviare a questo rischio e' necessaria una campagna di informazione molto attenta e diffusa. Bisognerebbe puntare sui danni alla salute determinati da alimenti geneticamente modificati o trattati con fertilizzanti chimici, ormoni.
In un servizio di Nadia Toffa de Le Iene si è mostrato che negli Stati Uniti ogni anno ci sono 48,000,000 milioni di intossicazioni alimentari con 3000 casi mortali. In Europa, invece, sono “solo” 700,000, di cui 93 mortali. In altre parole, nel continente americano gli abitanti intossicati sono 1 su 6, mentre in quello europeo sono 1 su 700, grazie a degli standard molto alti.
Questo accordo commerciale è ancora una volta la riprova della soggezione del vecchio continente alla superpotenza degli Stati Uniti. Che può annoverarsi nell'ambito di ciò che è stato definito necolonialismo. La sua applicazione e' gravida di conseguenze. L'influenza economica USA diventerebbe sempre più oppressiva ed asfittica. I vantaggi per le finanze e i bilanci dei Paesi UE e dell'Italia non sono né perspicui ne' francamente evidenti. Nascerebbe, infatti, una nuova forma di colonialismo economico, che andrebbe ad affiancarsi all'oramai storico asservimento della vecchia Europa al gigante americano.
Il TTIP, nelle più rosee previsioni ipotizzate da un pool di economisti internazionali, farebbe accrescere solo lo 0,5% del PIL annuo dell’Italia, a vantaggio delle casse delle multinazionali statunitensi. Queste lobby commerciali, non più limitate dalle normative europee, avrebbero la possibilità di vendere prodotti molto più economici e dannosi, legittimati proprio dalla regolamentazione del TTIP.Per di più le vertenze tra Stato e multinazionali non verrebbero risolte dai tribunali ordinari, ma da un consesso, un’assemblea di avvocati amministrativisti che giudicherebbero solo se lo Stato sta intralciando i piani e i profitti dell’impresa e, beffa delle beffe, lo Stato, in caso di sconfitta, dovrebbe indennizzare i colossi economici.
Il TTIP, dunque, è un trattato-capestro che va ad impoverire notevolmente la base economica del nostro Paese, ovverosia la piccola e media impresa. Adottando una politica protezionista, non solo potremmo andare a salvaguardare i nostri prodotti da quelli esteri, come il grano americano, russo e turco, ma potremmo soprattutto salvaguardare la nostra libertà ed indipendenza dall’egemonia americana.
Emanuele Servidio V AU Liceo Bianchi Dottula - Bari
TTIP, la nuova forma del colonialismo
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- Inserito da Simona Speranza
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