Nel rapporto delle Nazioni Unite si legge che sono stati registrati quasi 60.000 casi di arruolamento e sfruttamento di bambini, di cui oltre il 35% sono bambine. Secondo i dati, un terzo dei bambini arruolati ha meno di 15 anni.
Tante bambine oggi scappano da queste insopportabili ragioni, ma tante altre prendono il loro posto. Di conseguenza viene a crearsi un ciclo infernale che inizia a causa della mancanza di cibo e di futuro e prosegue con la violenza e l’arruolamento negli eserciti militari.
Queste bambine vengono attirate da milizie armate che offrono “pane e dignità” tra i loro campi di capanne nel mezzo della foresta, presentandosi addirittura come benefattori. In realtà non sono solo bambine soldato ma, purtroppo, anche schiave sessuali per i loro comandanti, fino al momento in cui non diventano autonome.
Se ai nostri occhi tutto questo può apparire crudele e ingiusto, purtroppo per molte di loro rappresenta una vera e propria ancora di salvezza, perché hanno la possibilità di mangiare, di non morire di fame, di trovare una seppur minima solidarietà di gruppo in cui cercano protezione.
Ci fanno da eco drammatico di queste infinite tragedie dell’Africa, numerose testimonianze, tra cui una storia particolare come quella di Emakilè, una ragazza arrivata a Goma con un’amica per unirsi ai gruppi di auto-difesa. Le due giovani ragazze finiranno per cadere nelle mani delle Fdlr (le milizie di guerriglieri del Ruanda). Per circa un anno entrambe saranno trattate come «bambole da gioco» per i soldati, di giorno soldatesse a tutti gli effetti e di notte oggetti di piacere. «Noi non potevamo opporci, saremmo state picchiate e poi prese con maggior durezza. Una mia amica sedicenne, ha provato a scappare ed è stata uccisa», spiega la giovane. Alla fine dell’addestramento, tuttavia, Emakilè viene trattata con maggior rispetto e s’innamora di un soldato ruandese. «Ci siamo voluti bene, ma ben sette dei suoi superiori hanno ripreso a violentarmi. Bosco ne soffriva, ma non poteva reagire. Mi sono ammalata, sono infetta, ho l’Aids. Così, è stato lui stesso a consegnarmi di nascosto agli ispettori dell’ Onu. Mi ha accompagnato fuori dalla foresta e mi ha dato il suo mitra affinché potessi dimostrare che ero combattente».
John Muhindokalemeko, responsabile alla sicurezza dell’Avsi
(Associazione Volontari Servizi Internazionali) ha lanciato un allarme all’Europa su un possibile aumento del numero di profughi che si dirigono dalla Libia all’Italia, spinti da sono nuovi conflitti e nuove rivolte nei Paesi sub-sahariani.
Tuttavia l'Onu fa presente che centinaia di bambini sono stati liberati dalle forze armate in seguito a un piano d'azione concordato fra il governo e i gruppi ribelli nel 2012, con l'obiettivo di porre fine all'impiego in guerra dei bambini. In alcune parti del paese, inoltre, sono state adottate misure contro l'arruolamento dei bambini, ad esempio il controllo dell'età. Significativo è anche che a marzo il governo congolese abbia lanciato la campagna "Children, Not Soldiers" impegnandosi a rendere il proprio esercito privo di bambini entro il 2016.
Erica Monticelli, Silvana Panza 3AU Liceo G. Bianchi Dottula