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Oggi il narcotraffico legato all’uso di stupefacenti è un business ed è un sistema illegale di compravendita di sostanze stupefacenti. Esso rappresenta la principale fonte di guadagno delle organizzazioni criminali in America centrale e America latina, sin dai primi del Novecento. Uno dei clan che ha segnato maggiormente la storia del narcotraffico, è il Cartello di Medellin, che ha avuto base nella città colombiana di Medellin. Questa organizzazione ha operato negli anni ‘70 e ‘80 del ‘900. Fu fondata e gestita da Pablo Escobar, dai fratelli Ocha e da Josè Gonzalo Rodriguez Gacha, conosciuto come el Mexicano. Durante gli anni 70 i traffici di cocaina conobbero un rapido sviluppo. Infatti, nel 1982 l’esportazione della cocaina dalla Colombia aveva superato quella del caffè. Dati gli elevati profitti che questo commercio forniva e garantiva, numerosi uomini d’affari e criminali cominciarono ad interessarsi al narcotraffico, tanto che proprio in questi anni, Pablo Escobar, prima interessato solo ai furti e rapine, conobbe el Mexicano, un ricco mercante di smeraldi, e i fratelli Ocha appartenenti ad una famiglia ricca locale.

Ad oggi, nessuno meglio di Juan Pablo, figlio di Pablo Escobar, può raccontarci come sia fatto dentro e fuori il mondo del narcotraffico, egli ha scritto alcuni libri sulla vita di suo padre. Secondo Juan Pablo, il miglior modo per combattere il narcotraffico è “dichiarare la pace alle droghe”. Il figlio del noto boss arriva a sostenere ciò perché sa che “ il metodo nordamericano di dichiarare la guerra alle droghe è un gran business che porta molti dollari ai narcotrafficanti, ma molto sangue ai latinoamericani”. Così afferma in un’intervista con l’agenzia stampa EFE, alla presentazione, il 16 luglio 2017, in Guatemala di “ Pablo Escobar in fraganti, lo que mi padre nunca me contò” ovvero, “ Pablo Escobar in flagrante, quello che mio padre non mi ha mai raccontato”. In questo secondo libro sulla vita di suo padre, Juan Pablo discerne la sua capacità di “agire ai più alti livelli di corruzione internazionale” e annovera una frase pronunciata il giorno in cui egli fu recluso nel carcere Catedral: “Abbiamo finito per lavorare per quelli che ci perseguitano”.Le operazioni antitraffico , non colpiscono il narcotraffico, che continua a proliferare “vivo e tranquillo”; sono solo elementi che rallentano la diffusione delle droghe, mentre il problema dovrebbe essere affrontato alla radice con campagne sulla salute, perché l’intervento militare è solo un palliativo. Il business continua. Le droghe circolano e allo stesso prezzo: questa è una dimostrazione che la corruzione dilaga ad ogni livello. “Nonostante i rimpianti, oggi mi sento più ricco." Non ho soldi, ma ho la libertà, che vale oro. La fortuna di mio padre non è servita per comprare un minuto di tranquillità, ne’per se’ ne’ per i suoi cari. Non ne vale la pena”. Se avesse avuto più pazienza, sarebbe stato un grande imprenditore, commenta, ma non lo è stato, e a 44 anni, -dominato dall’ideologia di uccidere chiunque tagliasse “la strada alle sue ambizioni personali”- ha lasciato la vita vera. Juan Pablo facendo riferimento “Narcos” sostiene che il telefilm non solo fa vedere una realtà parallela e falsa, ma crea anche “dei giovani emarginati desiderosi di essere narcotrafficanti” e trasforma suo padre in “un’icona della cultura popolare”

Nonostante le battute d’arresto, i narcos continuano ad esserci in Colombia e nel mondo. Ad oggi, si può sostenere che quello del narcotraffico è con ogni probabilità il mercato più globale al mondo. Dai cosiddetti “narco-stati” per arrivare ai paesi più avanzati, nessuno può dirsi escluso dal fenomeno e da tutto ciò che esso comporta.

Alessandra Carrassi, Silvana Panza IV AU Liceo Bianchi Dottula - Bari

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