A pronunciarle Don Ciotti che ha iniziato il suo discorso riferendosi a lui stesso come un “NOI” e non un io. Questo noi è “Libera”.
Don Pio Luigi Ciotti, nato il 10 settembre 1945 in provincia di Belluno, è un presbiterio italiano che si è impegnato molto nel sociale. Tanto è vero che nel 1965 egli ha dato vita al Gruppo Abele: un gruppo di impegno giovanile che prevede la nascita di comunità per adolescenti, alternative alla prigione, ed è anche un progetto educativo nelle carceri minorili.
Successivamente, il 14 dicembre 1994, egli fondò l’Associazione Libera contro le ingiustizie delle mafie in tutta Italia. Libera nasce con un percorso chiaro e delineato che porterà il 25 marzo 1995 all’approvazione dello statuto e alla sua nascita ufficiale. Un anno dopo la proposta di legge di iniziativa popolare, promossa da Libera, viene approvata in Parlamento ed è diventata la legge 109/96 che dispone in materia di gestione e destinazione di beni sequestrati o confiscati per reati di stampo mafioso.
Con l’associazione, Don Ciotti gira l’Italia per alcune conferenze. Una di queste si è tenuta nella mattinata del 18 a Rutigliano, aperta e chiusa dall’Istituto Comprensivo “Settanni – Manzoni”, con intervalli cantati, musicati e recitati, nel quale i bambini raccontavano le storie di alcuni loro coetanei che sono stati vittime della mafia. In seguito, la dirigente dell'Istituto Comprensivo, Maria Melpignano, con le sue parole, ha annunciato la presenza di Don Ciotti. Ma solo dopo i saluti del sindaco del comune di Rutigliano, Roberto Magno, del parroco Don Emilio Caputo, della chiesa San Nicola di Rutigliano, Don Ciotti inizia il suo discorso. La caratteristica, che subito colpisce, di Don Ciotti, è il suo modo di parlare: è inevitabile non essere catturati dalle sue parole!
La cosa più interessante è il modo in cui Don Ciotti si è rivolto ai giovani presenti all’incontro, cioè con enfasi, ma anche con il coraggio di essere riuscito a raccontare molti eventi spiacevoli della sua vita che lo hanno portato a crescere. Dal senzatetto che era un medico, dalla ragazzina rifiutata e suicida proveniente da una nota famiglia mafiosa, dai giudici Falcone, Borsellino, Morvillo ha ricavato insegnamenti di vita e propositi sempre nuovi per non arrendersi. Don Ciotti ha dimostrato di essere una persona molto umile, tanto è vero che lui si considera “piccolo piccolo”, dimostrando come la conoscenza sia importante: “Non bisogna dare nulla per scontato. Si deve avere voglia di conoscere, voglia di imparare e se non è quella l’intenzione, allora è meglio cambiare strada.”. Il sacerdote incoraggia sempre i giovani a guardare l’altro e ad usare, nella propria vita, tutto l’impegno necessario per rendere, sin da ora, il mondo un posto migliore in cui vivere. Perché, per lui, le parole sono azioni ed è ora di agire. Tanto è vero che dice: “Se nel cammino della vostra vita, trovate degli ostacoli, ma il vostro obiettivo è importante, positivo, non ci si può arrendere ai primi ostacoli. Dobbiamo agire!”. Alla fine del suo discorso, ricorda la giornata del 21 marzo dedicata alle vittime della mafia in cui aggiungere al triste elenco anche quello dell’anziana signora uccisa recentemente nella vicina Bitonto.
Ha concluso l’incontro leggendo delle parole del diario di una ragazza “testimone di giustizia”, la quale dice: “Bisogna far parte di un mondo in cui non vieni giudicato perché sei figlio di qualcuno. Bisogna impegnarsi, per cambiare”.
Miriana Patruno IV A LES Liceo Ilaria Alpi - Rutigliano
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