Giulio Regeni era stato ricercatore presso l’università di Cambridge con interessi nel campo socio-economico. Tratti di personalità: entusiasmo, voglia di conoscere e amore per l’umanità. Aveva grandissime ambizioni e una passione per l’Egitto: ricercava la verità in nome di una giustizia sociale ,oggi compromessa dalla disoccupazione e dalla crisi economica, in un paese dove il governo repressivo di Al-Sisi risponde con la violenza nei confronti di chiunque osi alzare la testa e ribellarsi. Non senza paura, svolgeva l’ attività di giornalista: la scrittura, sotto pseudonimo, era la sua risposta sincera e onesta ad un sistema politico oppressivo. Sarà stato , il suo, un peccato di ingenuità ? Un mondo troppo pericoloso, quello della corruzione e del malaffare!
Domande e riflessioni sorgono spontanee nel momento in cui c’è bisogno di capire perché una sorte tanto terribile sia toccata ad una delle nostre menti più vivaci e brillanti.
Giulio Regeni come Valeria Solesin: due storie tanto diverse, ma in realtà molto simili. Entrambi erano amanti della verità, aperti alla vita attraverso l’amore per la conoscenza., spinti a superare i confini del proprio Paese per non essere succubi di una società che impone modelli e stili di vita apparentemente liberi, ma che in fondo tanto liberi non sono, dove i codici di comportamento sono improntati all’indifferenza o al proprio tornaconto. I due ricercatori, non solo dotati di una solida preparazione scientifica e culturale, sembravano animati da un desiderio di rottura rispetto alla quotidianità, dal bisogno di vedere “oltre” per contribuire alla realizzazione del bene comune. Questo forte desiderio di aprirsi al mondo della conoscenza richiama il mito della caverna, uno dei più noti del platonismo. Ad oggi, la società, per pigrizia e ignoranza, accetta la realtà in modo passivo, così come gli schiavi della caverna si limitavano ad osservare le ombre superficiali delle cose, pensando che quella fosse la realtà, senza mai guardarsi intorno e ammirare lo spettacolo del mondo della natura. I giovani ricercatori, invece, come i filosofi sono gli “schiavi anticonformisti”, coloro che hanno il coraggio di uscire dalla caverna e, rapiti dalla bellezza del mondo esterno e dalla sete di conoscenza, vorrebbero rendere partecipi gli altri di ciò che hanno visto. Ma, purtroppo, vivere nel buio dell’ignoranza è molto più facile e più comodo, come più semplice è non assumersi responsabilità e lasciare che siano sempre “altri” a farsi carico dei problemi. Sic.
Maria Capitaneo, Eulalia Renzulli, Roberta Ricciardi 4^N