Quando si parla di Umberto Eco è quasi impossibile dimenticare i suoi successi planetari con "Il nome della rosa" e "Il pendolo di Faucault". Il grande Eco è scomparso pochi giorni fa, lasciando però, un segno indelebile nel mondo della cultura. Particolarmente interessante la sua posizione in merito ai social: "I social media danno diritto di parola a legioni di imbecilli che prima parlavano solo al bar, dopo un bicchiere di vino, senza danneggiare la collettività e venivano subito messi a tacere, mentre ora hanno lo stesso diritto di parola di un premio Nobel. E' l'invasione degli imbecilli". Capiamo bene la sua feroce e pesante critica nei confronti del web. Di contro, difende ad oltranza la carta stampata citando il flosofo Hegel: "La lettura del giornale è la preghiera quotidiana dell'uomo moderno. Si tornerà all'informazione cartacea". Dunque l'opinione che esprime Eco, come del resto la maggior parte degli autori del novecento, sembra essere contro quello che sarà il futuro dei giornali, un futuro social. Eco,nella sua posizione antisocial,ha modo di definire internet come una catena di montaggio delle bufale, il luogo in cui nascono le più assurde teorie complottistiche. E le bufale sono lanciate dagli "imbecilli", i tuttologi moderni, coloro che pensano di sapere tutto. Gli imbecilli, dunque, sono coloro che parlano troppo e a sproposito coinvolgendo, a volte, la massa. Io ritengo che Eco abbia pienamente ragione, ancor che vada rispettato il diritto di parola e di pensiero a tutto c'è un limite e quest'ultimo viene spesso e volentieri oltrepassato di gran lunga da schiere di sedicenti tuttologi.
Ma visti e considerati i tempi, imbecilli o no, ormai tutto il mondo è SOCIAL !
Katia Recchia - Liceo "E. Majorana", Mola di Bari