"La vendetta è una specie di giustizia primitiva alla quale, quanto più la natura umana ricorre, tanto più la legge dovrebbe mettere fine.” Così parlò Francis Bacon, la cui citazione sembra calzare a pennello in questo episodio. Fabio di Lello, trentatreenne di Vasto, ha sparato lo scorso 1 febbraio a Italo d’Elisa davanti alla porta dell’ingresso del locale “Drink Water”. Una vendetta scaturita da provocazioni, dolore e rancore. Tutto ha inizio nell’agosto del 2016, quando Italo d’Elisa passò in macchina con il rosso investendo Roberta Smargiassi, moglie di Fabio. Pare che dopo quell’episodio, il responsabile della morte di Roberta non abbia mai chiesto scusa né mostrato risentimenti, ma al contrario, abbia messo a dura prova la sensibilità di Fabio, già scosso dal dolore per la perdita. Ne è testimonianza il fatto che il vedovo ogni mattina alle 7 si recava al cimitero per far visita alla moglie. Aveva addirittura fatto sistemare una panchina di fronte alla tomba di quest’ultima per pregare. Fuori al panificio della famiglia di Lello c’era un manifesto con scritto “giustizia per Roberta” . Ma la vendetta non fa la giustizia. Era proprio questo che Fabio voleva, e infatti il processo si sarebbe svolto il 21 febbraio, ma evidentemente era impaziente e non aveva intenzione di aspettare oltre. Quella di Fabio sembra una sorta di denuncia alla giustizia, considerata da lui “lenta”, e a questo punto il suo dolore sfocia in sete di vendetta, che però va a provocare ulteriori dolori: si conclude così un dramma che ha coinvolto e disintegrato tre famiglie. A evidenziare la sete di vendetta c’è il fatto che Fabio ha lasciato la calibro 9 con cui ha sparato a Italo in una busta di plastica sulla tomba della moglie. All’apparenza un “dono” per la moglie, ma in realtà un altro dolore per i familiari coinvolti.

Isabella Monticelli III A Liceo “F. De Sanctis” - Trani