La manifestazione “Giustizia per Taranto” si è svolta in un clima combattivo ma gioiosamente corale
Non è un “sabato italiano qualunque” quello che vivono tanti tarantini datisi appuntamento il 25 febbraio 2017 in una mattina grigia e a tratti piovosa. Ci si incontra tutti in Piazza Marconi alle nove: genitori e bambini, studenti, medici, insegnanti, associazioni ambientaliste, insomma uomini e donne di ogni età; ci sono striscioni, cartelloni, suono ritmato di tamburi e di fischietti; viene ripetuto a gran voce:” Taranto libera!”. Tanti membri di una comunità cittadina immolata sull’altare dell’interesse economico della grande industria siderurgica ancora una volta rivendicano il sacrosanto diritto alla salute, il diritto che precede tutti i diritti. Tanti membri di una comunità cittadina, sfilando per le vie del centro (anche a nome di quelli che si girano dall’altra parte) invocano un’inversione di rotta: una rinascita che veda al centro l’essere umano in sintonia con un ambiente non più violato ma tutelato e custodito come imprescindibile, preziosa risorsa. In Piazza della Vittoria simbolicamente una ciminiera viene abbattuta e al suo posto viene collocato un albero di ulivo: Taranto vuole ricominciare dal suo passato a costruire il suo futuro, un futuro che sia guarigione della rottura tra uomo e ambiente e raddrizzi definitivamente la stortura prospettica che sottomette gli esseri umani all’economia, un passaggio obbligato in vista di una green economy, unica via per restituire qualità e dignità alla vita dei tarantini.
Teresa Albano e Marika Corona, 4 A e.s. Vittorino da Feltre - Taranto