Il 23 e 24 novembre nell’aula Aldo Moro dell’Università degli Studi di Bari si è tenuta la terza assemblea nazionale del Forum “Bambini e Mass Media” presieduta dall’ideatore, nonché giornalista Rai, Enzo Quarto. In questo terzo incontro le scolaresche e gli esperti di comunicazione hanno affrontato la tematica dei mass media in un’ottica più specifica e riflessiva, quella delle “dipendenze e patologie della comunicazione crossmediale”. Il Forum nasce dal ”sogno di una comunicazione che abbia coscienza di informare le persone prima di conquistare i consumatori, che sappia dialogare invece che ammaliare e manipolare, fondata sul rispetto e capace di ascoltare”; così ha esordito l’Assessore delle politiche giovanili del Comune di Bari, Paola Romano, dando voce così ai lavori dei giovani studenti relativi al concorso indetto nel giugno scorso. Particolarmente stimolante è stata la nostra partecipazione all’iniziativa, mediante l’esposizione di racconti legati agli anni in cui ancora i Mass - Media non avevano preso il controllo e la bellezza si apprezzava nelle piccole cose. La giornata è proseguita con le relazioni di diversi esperti del mondo culturale universitario, come Giovanna Da Molin, presidente del centro interuniversitario di ricerca, ed Elita Sabella, ricercatrice sulle vittime di cyberbullismo, sexting ed adescamento social.
Di particolare rilievo la figura di Tonino Cantelmi, psichiatra e professore di Cyberpsicologia all’Università Europea di Roma che, attraverso la visione di alcuni video, ci ha spiegato come la nostra è l’epoca della disattenzione, dell’agonia e delle emozioni tristi. Siamo immersi in una “realtà artificiale” oramai, fatta di sensazioni estenuanti e di abdicazioni morali. “Dobbiamo salvare ciò che è irriducibilmente umano”, è questa la proposta del forum, che parla di empatia e relazioni, quali assi portanti su cui dovrebbe poggiare le basi della futura società civile. “Dobbiamo tornare a pensare, acquisire uno spirito critico che sappia decodificare il linguaggio massmediale, talvolta sensazionalista e arrogante.
La seconda giornata è iniziata con grandi entusiami, esaltati ed accresciuti dalla presenza di Aldo Campanelli, un ragazzo di 29 anni, la generazione di mezzo” che più si è adattata alle evoluzioni tecnologiche prima ancora che nascessero. Campanelli ha evidenziato come, gradualmente, stiamo assistendo allo scardinamento della professionalità giornalistica, poichè tutti gli internauti, grazie ai social, sono oggi in grado di pubblicare notizie.
Ma tale facilità all’accesso ha come effetto il rischio di produzione di false notizie, le cosiddette “fake news”. La rete, in un processo di democratizzazione tecnologica dà a tutti un grandissimo potere ma non fornisce gli strumenti culturali per gestirlo. Un semplice “like” postato su un social ha delle ripercussioni, designando, per esempio, la diffusione di una notizia piuttosto che un’altra. Oggi, da più parti, si chiede alla gente comune di verificare la veridicità delle notizie, cosa estremamente complicata da fare e che in passato era prerogativa dei professionisti del settore, ha rimarcato Vania De Luca, giornalista rainews24. Le riflessioni scaturite da questo “spazio di ascolto” sono state particolarmente profonde, forse troppo per essere metabolizzate e scritte in un solo articolo. Si parla di giovani dipendenti da cellulari e nuove tecnologie, non si parla mai degli adulti, gli stessi che poi hanno dato vita a quella che Bauman definisce la “società liquida” sviluppatasi con la crisi del concetto di comunità e la nascita dell’individualismo spregiudicato che ci porta ad apparire a tutti i costi, guardando chi ci sta intorno non più come complice, ma come antagonista. Nasce la solitudine e con essa la paura di fidarsi dell’altro, la stessa paura che gli adulti ci hanno lasciato in “eredità”. In un mondo dove contano solo successo, lavoro, soldi e averi, le emozioni non sono più bene accette, perché ci rendono umani e in quanto tali, “esseri” fragili. La completa imperturbabilità ad esse, di cui tanto parlava Seneca è l’unica via, in un mondo come il nostro, per non sentirsi “diversi” ed essere accettati appieno. E’ così che diamo vita a coscienze assenti ed indifferenti. Battiamo tutti le mani alla Rivoluzione, ma nessuno dà mai inizio; non bastano le voci di cento persone contro un intero paese, il mondo deve unirsi per promuovere una nuova esistenza che assimili i concetti di empatia, emozione e senso comune. Ancora una volta Enzo Quarto è riuscito a creare uno spazio di riflessione e dibattito, capace di insegnare non solo ai giovani, sempre connessi… ma soprattutto agli adulti perché noi altro non siamo che coscienze nate dalle loro costole.
Federica Milella 5 BU Liceo Bianchi Dottula - Bari
Bambini e mass media: umanizzare la comunicazione
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- Inserito da Laura Triggiani
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