Diversi film e libri si sono interessati di questo argomento ed un ottimo esempio potrebbe essere il romanzo di Dan Brown, il “Codice Da Vinci”. Il personaggio principale, Silas, un uomo che, come da copione, ha vissuto un'adolescenza turbolenta e burrascosa viene accolto nell'Opus Dei. Egli è disposto ad uccidere chiunque per raggiungere lo scopo prefissato dal maestro.
Al giorno d’oggi non sono più le sette sataniche a far paura, ma quelle aggregazioni perverse che puntano a dominare la mente degli adepti. Con il termine setta infatti ci si riferisce ad un ambito abbastanza ampio al cui interno si collocano una serie di associazioni particolari che, sullo stimolo del timore, creano coesione tra gli adepti, ma, allo stesso tempo li alienano dalla propria vita e dalla propria famiglia. La conseguente dipendenza da queste realtà conosce un processo molto lento. All’inizio è come se tutto quello che hai cercato nella tua vita lo avessi finalmente raggiunto: si ha infatti l’impressione di aver trovato qualcuno che ti capisca, che non ti giudica ciò equivale a sentirsi realizzati e perfettamente allineati. Come già accennato, le sette trovano facili seguaci tra le persone che per vari motivi si trovano, senza alcun punto di riferimento, nel nostro frenetico ed instabile. Cadono nell’ insidiosa “ragnatela” anche molte altre persone che sono tutt’altro che sprovvedute. Evidente è dunque la trasversalità delle vittime. Come già accennato precedentemente, nel libro “Il codice Da Vinci”, protagonista è un uomo dagli occhi quasi ipnotizzati che prende ordini in latino da un vescovo, per mantenere la conversazione segreta, tramite telefono. Silas, ha avuto un’adolescenza difficile alle spalle, ha commesso diversi errori, ha conosciuto il carcere. Dopo esser fuggito dalla galera, il vescovo lo ha accolto e lo ha fatto diventare un seguace della causa dell’Opus Dei. Nel film l’associazione viene descritta come una setta disposta a tutto pur di trovare il Santo Graal per poi distruggerlo.
Facendo un passo indietro nella Magna Grecia, esistono altri esempi di sette, come la notissima Scuola pitagorica. La Grecia come ben sappiamo, era stata culla della filosofia e di tutte le altre scienze. La scuola pitagorica, così chiamata dal maestro Pitagora, era solita fare riti di tendenza orfica basati sulla credenza della trasmigrazione delle anime. Entrare nella ristretta cerchia era molto difficile. Nel momento in cui si riusciva ad accedervi non vi era più la libertà di agire a piacimento. Gli anziani mettevano alla prova i seguaci più giovani: inizialmente si era semplicemente Pitagorici “in prova”. Costoro potevano ascoltare precetti che venivano loro impartiti senza che venisse dimostrato il perché. Le dottrine della scuola erano segrete anche dopo la morte del maestro che si pensava parlasse tramite la divinità. I pitagorici sono spessi paragonati alle sette per il loro ascetismo in primis per la dottrina della metempsicosi: l’anima liberatasi dal carpo si reincarnava in altri esseri viventi o uomini. Comunemente si ritiene che dalle sette orfico-pitagoriche abbiano trovato ispirazione le moderne sette dando avvio alla tradizione occidentale
Del conte e Persia 5au Liceo Bianchi Dottula - Bari
Il mistero delle sette
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- Inserito da Natalia Diomede
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