Appare evidente che la bellezza è il fondamento del vivere nel mondo.Il concetto di bellezza, comunemente, viene associato a opere artistiche come “Il David” e la “Pietà” di Michelangelo, la “Primavera” di Botticelli o “Amore e Psiche” di Canova, poiché sono la massima espressione dell’armonia e dell’ordine, in un senso, dunque, congiuntamente estetico.
Non a caso, il termine bellezza deriva dal greco kosmos, che significa (oltre universo) ordine e proporzione. La canonizzazione della bellezza nasce e, probabilmente, raggiunge il massimo splendore nella Grecia del V secolo con la scultura di Fidia, il quale afferma: «Un corpo è bello quando ogni sua parte ha una dimensione proporzionata all’intera figura».
In contrapposizione alla prospettiva classica, l’arte del Novecento abdica al razionalismo delle forme e alla logica dell’armonia, destrutturando il concetto di bellezza e passando da una “bellezza forte”, ossia tradizionale, ad una “bellezza vulnerabile”, che va oltre la superficie e apre i varchi su nuovi mondi.
A differenza dell’arte classica, come afferma Maurice Merleau-Ponty nell’opera “L’occhio e lo spirito”, il pittore rende visibile ciò che invisibile perchè, non copiando la realtà per perfezionarla, «il mondo non è più guardato dall’esterno», ma viene vissuto dall’interno.
La responsabilità dell’artista contemporaneo, dunque, è quello di lottare con la materia per “aprire un varco”, una nuova libertà, un riscatto, silenziando le forme armoniche e i colori equilibrati. Frutto di questa concezione, ad esempio, sono i dipinti “Number 19” di Jackson Pollock, esponente della Dripping Action Painting, e “L’attesa” di Lucio Fontana, il quale taglia la tela, diventando così il massimo esempio di bellezza vulnerabile, che va oltre la superficie.
Probabilmente, allora, non importa se la bellezza sia estetica, politica o sociale, perché resta inconfutabile che: «Sicuramente non possiamo vivere senza pane, ma anche esistere senza bellezza è impossibile» (F. Dostoevskij).
Miriana Lafronza – Liceo “G. Bianchi Dottula” Bari – classe 5^BU Scienze umane