La Bellezza salverà il mondo? Così domandava Dostoeviskij, facendo emergere il forte legame che vi è tra uomo e bellezza, attribuendo alla bellezza il merito di essere il più alto risultato che noi possiamo concepire. La bellezza di cui parla Dostoevskij è quell’ideale di fusione tra buono e bello, una bellezza che non è solo quella esteriore delle forme, ma quella interiore dei concetti, quella che si può trovare nella perfezione della natura e che impregna tutte le cose.
La bellezza non può essere calcolata rispetto al valore economico, conta più del pane e della chimica, ma allo stesso tempo è capace di creare in modo da poter ottimizzare sia la tecnica che la produttività.
Quindi, non solo la scienza e la tecnologia, ma anche la bellezza è innovativa.
La Bellezza è una qualità delle cose percepite che suscita sensazioni piacevoli. L’arte ha la funzione di trasmetterle proprio attraverso la Bellezza come criterio del giudizio estetico. L’arte è un’esperienza della perfezione che lega l’uomo al “kosmos”, parola greca che significa ordine, proporzione e armonia; più il corpo è proporzionato, più l’opera appare bella.
Non tutte le bellezze, però, sono così impeccabili perché, infatti, esistono altre forme di arte che sembrano meno perfette.
Rispetto alla creatività classica, l’arte del Novecento pare de-strutturare il concetto di bellezza. Partendo dal concetto di “kosmos”, si passa da una bellezza ritenuta “forte” ad una “debole”, forse vulnerabile, termine che deriva dal latino “vulnus” e che significa ferita. Vulnerabile è tutto ciò che è esposto alla possibilità di ferirsi o tagliarsi, un taglio che permette di andare oltre le apparenze e di aprire un varco su nuovi mondi.
Attraverso il “vulnus” si può osservare se vi è qualcos’altro che non si è ancora visto, proprio come nell’opera di Lucio Fontana. Si parla, dunque, di un’arte che va compresa per poter esprimere una sua forma di bellezza.
In tale prospettiva, acquista senso la definizione di Maurice Merleau-Ponty, che intende “l’arte come incontro con il mondo”: il pittore rende visibile quello che ad un occhio meno “allenato” resta invisibile, esprimendo così la propria esperienza. Nell’arte, il mondo viene visto con gli occhi dell’artista, un mondo non guardato dall’esterno ma dall’interno, che rende visibile anche l’invisibile.
Miriana Lafronza - Liceo "G. Bianchi Dottula" Bari - classe 5^BU Scienze umane
La bellezza salverà il mondo?
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- Inserito da Lia De Marco
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