“Salve a tutti dalla vostra inviata del quotidiano La Repubblica, che oggi è qui per intervistare un personaggio molto noto alla storia romana, Caligola. Lui è il terzo imperatore di Roma dopo la morte di Augusto, appartiene alla Gens Iulia e governa dal 37 d.C. Ci siamo recati, nella sua dimora per porgergli delle domande e sfatare alcuni miti che si raccontano su di lui”.
Io: Ave Cesare, grazie mille per averci dato l’opportunità di intervistarla. Prima di chiederle della sua carriera politica, vorremmo domandarle se Caligola sia il suo vero nome o se questo sia uno pseudonimo.
C: Il piacere è tutto mio. No, in realtà Caligola è il mio soprannome e vengo chiamato cosi perché deriva dalle calzature militari “le caligae”, che indossavo quando era piccolo e mi aggiravo con mio padre negli accampamenti militari. Il mio vero nome è Gaio Giulio Cesare Germanico, nipote di Tiberio nonché mio predecessore.
C: Avevo venticinque anni quando salii al potere, dopo l’inaspettata morte di mio zio Tiberio. Inizialmente propendevo verso la Repubblica. Tutti mi giudicavano positivamente, promossi le amnistie, diminuii le tasse, organizzai giochi e feste e resi di nuovo legali i comizi. Ma dopo sette mesi da imperatore ebbi una improvvisa e strana malattia, e ne uscii fortunatamente vivo ma sconvolto solo fisicamente anche se molti credono anche mentalmente. La realtà è un'altra, deve sapere che io amo molto il mondo orientale e quindi decisi di basare il mio impero non più sui modelli repubblicani ma su quelli delle monarchie orientali. Io voglio essere adorato come un dio in Terra, anche perché modestamente imperatori migliori di me non esistono e non esisteranno mai, ma i romani a questo non sono abituati, perché loro adorano un imperatore solo dopo la sua morte. Inoltre per far capire a tutti il mio potere supremo ho deciso che chiunque deve prostrarsi ai miei piedi. Quindi penso che chi non parla positivamente di me e del mio vasto e maestoso impero sia solo invidioso del mio sommo potere.
Io: In città si parla di un suo strano comportamento durante un banchetto, sono vere queste voci?
C: Mia cara dopo quella strana malattia che prima le ho citato e dopo la morte di mia sorella Drusilla, iniziarono a raccontare per tutta Roma che ero diventato folle solo perché non capivano la mia l’ironia e qualsiasi mia azione veniva fraintesa. Penso che lei si stia riferendo a quel giorno di festa quando durante un banchetto, iniziai una irrefrenabile e lunga risata e quando mi chiesero il perché, risposi che nonostante quel momento conviviale avrei potuto con una sola parola uccidere tutti; avrebbe dovuto vedere i loro volti pallidi e spaventati dalla mia immensa forza: il mio scopo era quello di spaventarli e far vedere ancora una volta quanto io fossi potente, e penso di esserci riuscito pienamente.
Io: Per quanto invece riguarda le sue imprese militari, che cosa ci può raccontare? Quale ritiene la più importante?
C: A differenza dei miei predecessori che si erano concentrati sulla Germania, l’impresa militare che ritengo più importante é quella che ho svolto nella Britannia Meridionale nel 40 d.C., approfittando della discordia tra il re e suo figlio, che aveva chiesto il mio aiuto. Ma non ebbi il coraggio di continuare questa impresa, perché alla minaccia dell’invasione romana il dissenso tra il figlio e il re terminò. Questa però non fu la mia unica impresa militare, perché cercai di restaurare il mio prestigio con una marcia militare sul Reno, ma non riuscii ahimè a portare a termine neanche questa. Quindi ammetto con mio dispiacere che dal punto di vista militare ho fallito.
Io: Eccellenza, potrei chiederle se siano invece vere le voci sul suo cavallo senatore?
C: Come lei può ben sapere io sono un appassionato di cavalli delle corse da carri nel circo e sono grande tifoso dei Verdi, una delle quattro fazioni del Circo-le altre erano i Rossi, gli Azzurri e i Bianchi-che si sfidano nelle gare ed ovviamente ho dei cavalli di mia proprietà che partecipano alle gare. Il mio cavallo preferito è Incitatus, che porto sempre con me durante le mie cene e per non fargli mancare nulla, gli offro orzo e beve vino nei calici d’oro. Mi è stato riferito che si racconta in giro, che ho nominato Incitatus senatore per dimostrare che anche un cavallo avrebbe potuto gestire meglio le questioni politiche rispetto ai senatori romani. In realtà il mio amato cavallo non diventerà mai senatore, ma la mia idea è quella piuttosto di farlo diventare console, per mostrare quanto disprezzo ho nei confronti delle istituzioni romane.
Io: vorrei finire l’intervista, con un consiglio, stia attento agli uomini che lei ritiene fedeli perché di solito sono coloro che ti pugnalano alle spalle.
C: La ringrazio per il consiglio, ma sono certo che non ne avrò bisogno.
E invece pochi giorni dopo la mia predizione si avverò…
Mariachiara Del Buono – Liceo “G. Bianchi Dottula” Bari – classe 4^BU