IL GIORNALE ONLINE DEGLI STUDENTI DEI LICEI ECONOMICO-SOCIALI PUGLIESI

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Molti oltre ad essersi interessati di poesia, di scrittura, hanno ampliato il proprio bagaglio culturale volgendo lo sguardo verso la politica, lo sport, la tecnologia... qualcuno più di qualcun altro si è distinto per questo: parliamo del cosiddetto “Poeta Vate”, ovvero Gabriele D'Annunzio. Il famoso autore della “Pioggia nel pineto” è stato un vero e proprio protagonista del suo secolo, sempre al centro dell'opinione mediatica per il suo essere unico, all'avanguardia e fuori dalle righe. Ha spaziato in maniera eccelsa tra tantissimi ambiti di interesse ed è stato definito per questo un uomo poliedrico. Tra le sue più note azioni in ambito politico ricordiamo l'impresa di Fiume di cui è stato l’artefice e alla quale lui ha partecipato, sostenuto dal Duce. Come lo storico Barbero racconta, Mussolini
assicurò al poeta che avrebbe proficuamente finanziato la sua impresa. Nonostante questo, mentre D'Annunzio si trovava a Fiume, non ricevette alcun supporto economico. Scrisse numerosissime lettere al Duce in cui, chiamandolo “Caro compagno”, lo ringraziò per aver deciso di aiutarlo e gli domandò successivamente dove “fossero finiti i soldi”. Mussolini per sostenere la propria propaganda politica rese pubblica solo la parte iniziale della lettera. Questo sarà uno dei motivi che segneranno una rottura tra i due. Insomma questi uomini potenti sapevano come farsi voler bene! A tal proposito anche D'Annunzio durante la sua vita ha utilizzato qualche escamotage per arrivare alla notorietà che ebbe e che ha ancora. Si racconta che le sue prime raccolte poetiche, scritte quando aveva solo 16 anni, inizialmente non furono apprezzate. Alchè, con astuzia, decise di rendere pubblico il suo necrologio, affermando di “esser passato a miglior vita” a causa di una caduta da cavallo.
L'opinione pubblica rimase scandalizzata ma, presa dalla curiosità, iniziò ad acquistare i suoi scritti e ad apprezzarli, tanto che riscossero un successo mai visto prima. D'Annunzio diventò personaggio principale della società del tempo, infatti fu scelto come sponsor dell'amaro Montenegro, diede forma alla penna Aurora, rinominò lo storico negozio di Milano come “La Rinascente” a seguito di un incendio ed infine risolse il problema del genere da utilizzare per l'automobile (dopo che gli fu regalata dal proprietario della Fiat), affermando che l'auto avesse la stessa grazia di una donna e per questo decise per il femminile. Con una nota ironica aggiunse che l'auto supera di gran lunga la figura femminile perché a differenza di questa, l'auto obbedisce alla perfezione. Detto ciò si può dedurre la possibilità di temi a cui il Vate si è interessato e che lo rendono un personaggio unico nel suo genere. Nonostante ciò numerose sono state le critiche mosse nei suoi confronti, in cui veniva condannato per aver variato così tanto da non aver trattato alcuni argomento per il meglio.
Altra critica mossa nei suoi confronti è volta da parte di Paola Sorge, in un articolo del 1999 tratto da “La Repubblica” in cui, con la frase “con il suo solito complesso di superiorità”, lascia intendere che D'Annunzio si vanti delle sue conoscenze, credendosi migliore degli altri. A discolpa del Vate si può dire che lui non facesse queste grandi azioni con il solo fine di essere acclamato, bensì perché affamato di conoscenza. Se avesse sfiorato i vari ambiti del sapere con superficialità sarebbe finito, nel giro di poco, nel “dimenticatoio” come molti altri, invece è ancora oggi un modello di ispirazione che si spera possa trasmettere un po' di quella fame di conoscenza che l'ha sempre contraddistinto. Oggi ci si ciba di “informazioni-spazzatura" e si basa il proprio sapere sul sentito dire. In questo catastrofico quadro sociale nasce la figura del “tuttologo” cioè chi si occupa di numerosi ambiti indistintamente con fare da esperto. Insomma chi cerca di occuparsi di tutto a 360 gradi spesso con la pretesa di conoscere tutto. L'ironia del termine risiede nell’assurdità di essere convinti che ci si possa sempre esprimere con certezza indipendentemente dall'argomento trattato. La pandemia ne è stata prova tangibile, infatti chiunque si è magicamente improvvisato virologo, decidendo di dare consigli, fare bilanci e giudicare il lavoro di persone competenti. Questo fenomeno ha avuto vasta diffusione anche a causa dei social in quanto purtroppo questi appiattiscono le competenze e pareri di persone ignoranti arrivano ad avere la stessa risonanza di quelli di esperti con anni di studio alle spalle. Bisognerebbe rimanere umili, permettendosi di parlare solo se nella posizione tale da poterlo fare, lasciando fare a chi di dovere il proprio mestiere. Come diceva Machiavelli “Ci sono uomini che sanno tutto, peccato che sia questo tutto quello che sanno”. D'Annunzio è decisamente distante da modelli di questo tipo, il suo successo è dovuto allo studio che ha alle spalle e alla sua volontà di osare in qualsiasi situazione, difatti noto è il suo motto “Memento audere semper”.
 
BIBIANA CHIFFI, VBU, LICEO "BIANCHI DOTTULA", BARI

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