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“Il sergente nella neve” di Mario Rigoni Stern ritrae tutto ciò che prova e osserva il narratore, nonché il protagonista della storia il sergente Rigoni, il quale racconta gli eventi della seconda guerra mondiale che ha vissuto in prima persona.
Nel testo si tratta in particolare modo della famosa campagna di Russia iniziata nel giugno del 1941, durante la quale i soldati russi adottarono una tattica militare molto particolare che consisteva nel ritirarsi e abbandonare le città, avvelenando l’acqua dei pozzi e bruciando i campi. In questo modo i tedeschi e i loro alleati, gli italiani, furono costretti a condurre la guerra in condizioni estreme, tant’è che molti non arrivarono neanche a combattere.
Tra il ‘42 e il ‘43 la guerra si concentra a Stalingrado, dove la “sesta armata” guidata dal generale Von Paulus viene accerchiata. Di conseguenza, i tedeschi e gli italiani decidono di arrendersi e di consegnarsi ai russi, tant’è vero che nel febbraio del 1943, coloro che sono rimasti sul territorio russo sono costretti a fuggire.
Difatti, il sergente Rigoni racconta della cosiddetta ritirata di Russia, in cui i soldati non si interessano ormai di nulla, tranne dell’immensa distanza che li separa da casa. Essi continuano perennemente a camminare tra la neve, il freddo e il buio insieme al peso delle armi.
La Seconda Guerra Mondiale è stata definita “guerra mondiale”, così come anche la Grande Guerra, perché entrambe hanno coinvolto quasi tutte le nazioni del mondo.
Però la differenza più notevole è la durata del conflitto perché la prima dura solo 4 anni, mentre la seconda ha una durata di ben sei anni, poiché inizialmente si credeva che sarebbe stata una “guerra lampo”, ma in seguito si sono verificate delle complicazioni che hanno peggiorato ulteriormente la situazione; infatti, specialmente la Seconda Guerra Mondiale, è sia territoriale sia ideologica, perché attraverso di essa Hitler pensava di conquistare il primato mondiale, ma purtroppo hanno avuto luogo tantissime tragedie che hanno portato al deterioramento totale, pensiamo ad esempio al famoso, ma tanto crudele, Olocausto, che ha comportato la morte di sei milioni di ebrei.
Tra l’altro, entrambe possono essere definite “guerre totali”, perché oltre ad aver completamente sconvolto la vita dei soldati, hanno sconquassato anche quella dei civili, che sono rimasti segnati dalla guerra sia fisicamente sia psicologicamente.
Infatti, i pochi soldati che riuscirono a sopravvivere alla Prima Guerra Mondiale furono marchiati psicologicamente a vita, e proprio a questo proposito di parla del cosiddetto “shell shock”, che indica una serie di disturbi riportati da molti soldati ufficiali. E non dimentichiamo, inoltre, che ci furono numerosi mutilati e dispersi.
Tuttavia, malgrado le affinità, le due grandi guerre mondiali presentano anche alcune differenze.
In primo luogo, durante la Seconda Guerra Mondiale sono stati utilizzati degli “ordigni”, come li chiama Italo Svevo ne la “Coscienza di Zeno”, che l’uomo ha creato per danneggiare gli altri uomini. Si tratta di armi letali, ossia le cosiddette bombe atomiche che hanno provocato degli effetti devastanti sia sul territorio sia sui cittadini.
Difatti, nel 1945 gli Stati Uniti, che volevano dimostrare di essere una superpotenza mondiale, decisero di sganciare ben due bombe atomiche sul territorio giapponese, la prima sulla città di Hiroshima, il 6 agosto, e la seconda sulla città di Nagasaki, il 9 agosto.
Mentre, è bene evidenziare che durante la Prima Guerra Mondiale queste armi così potenti non furono utilizzate, ma siamo comunque agli inizi della cosiddetta “guerra chimica”, tant’è vero che nel 1916 durante battaglia di Verdun i francesi vennero violentemente attaccati dei tedeschi che fecero uso per la prima volta dei gas asfissianti, provocando migliaia di morti e dispersi.
Inoltre, bisogna anche notare che, in entrambe le guerre, l’Italia è entrata nel conflitto solo un anno dopo l’inizio, dichiarando di non essere ancora militarmente pronta, ma in realtà nel 1915 era in trattative segrete con la Francia e l’Inghilterra, tant’è che il 24 maggio 1915 dichiara di essere in guerra schierata con la Triplice Intesa.
Invece, nel secondo conflitto mondiale decide di entrare in guerra nel 1940, solo dopo che Hitler aveva conquistato gran parte dell’Europa.
“La guerra non si può umanizzare, si può solo abolire” dichiarò Albert Einstein e aveva pienamente ragione, ma purtroppo tutt’oggi le guerre non sono terminate e vanno avanti fino all’esasperazione e alla distruzione totale.
Stefania Loconte - classe 5^BU Liceo delle Scienze umane "Bianchi Dottula" Bari 

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