Il significato di questo componimento poetico viene esplicitato perfettamente nel titolo "Patria" e primo verso "Sogno d'un dì d'estate", infatti Pascoli è malinconico e nostalgico nei confronti del suo paese natio, San Mauro di Romagna, nel quale ha vissuto la sua giovinezza. Per questo lui sogna un giorno d'estate trascorso in un clima di tranquillità con la spensieratezza tipica della gioventù, ma purtroppo, questo è solo un sogno lontano che viene infranto quando si accorge di essersi risvegliato.
Il distacco tra il mondo immaginario, descritto attraverso colori, suoni e sensazioni meravigliose, associati al mondo naturale, e le campagne in cui si trovava realmente, è segnato nel verso diciassette dai punti di sospensione, dunque dalla reticenza presente in tante sue liriche, che pone fine alla immaginazione di una dimensione molto distante fisicamente dallo scrittore, ma molto vicina psicologicamente; lo si può evincere anche dalla domanda "dov'ero?", momento in cui prende consapevolezza della differenza drastica tra sogno e realtà. Pascoli, infatti, si rende conto della vera realtà attraverso l'osservazione delle campagne, quelle stesse che portano lo scrittore ad estraniarsi e sentirsi un forestiero "che andava a capo chino": al contempo lo riportano alla realtà, ma lo allontanano da essa. È così che lo scrittore ribadisce la sua dimensione estraniata, il suo sentimento di smarrimento e tristezza provato: "muoveva il maestrale le foglie" e "due bianche spennellate in tutto il ciel turchino", esprimono le sue sensazioni attraverso un impressionismo sia uditivo che visivo, come quello presente in Lavandare. Tutte le poesie di Pascoli, infatti, all’apparenza sembrano dei "quadretti impressionisti" a causa dell'inserimento di descrizioni dettagliate di elementi e paesaggi naturali, ma esse nascondono un significato simbolico tanto profondo, anche in riferimento alle esperienze negative vissute dallo stesso scrittore. Ad esempio ne "Il gelsomino notturno", poesia più significativa della raccolta "I canti di Castelvecchio", egli si paragona ad un'ape tardiva che, al suo arrivo, trova tutte le celle dell'alveare occupate: questo provoca frustrazione nel poeta che non riesce ad aprirsi al diverso, a colui che è al di fuori del proprio nido familiare. Questa sfiducia nel genere umano, nata dall'assassinio del padre, cioè dalla rottura del proprio nucleo familiare, i cui colpevoli, i mandanti, non furono mai trovati, porta Pascoli a non riuscire a staccarsi dal proprio nucleo per poterne cercare uno nuovo per timore che qualcuno possa fargli del male, come era stato fatto al suo tanto caro padre. Questa tragica e traumatica esperienza segna profondamente Pascoli e influenza negativamente il modo di vedere qualsiasi luogo diverso dalla sua Patria e qualsiasi umano al di fuori del proprio nido.
La sensazione di sentirsi straniero e fuoriluogo in ognidove è la caratteristica cardine dei secoli Diciannovesimo e Ventesimo,perché influenzati da tutte le nuove teorie e idee che mettono in discussione le grandi certezze umane. In primis, Freud parla per la prima volta di inconscio, sede delle pulsioni, il cui soddisfacimento impulsivo ed esplicito non è ben accetto dalla società: bisogna dunque trovare un giusto equilibrio tra la pulsione e il grado di soddisfacimento socialmente riconosciuto. Il giusto equilibrio è davvero complesso da trovare, per questo secondo Pirandello, queste possono essere placate solo attraverso il proprio ingabbiamento in una forma, indossando una maschera, senza la quale uscirebbe il flusso vitale e l'individuo, non omologato, sarebbe emarginato perché caratterizzato dal coraggio di essere se stesso.
Dunque la voglia dei protagonisti dei romanzi pirandelliani,e di tutti gli uomini della prima metà del Novecento, di evadere dalla gabbia della società, della famiglia, del lavoro è la stessa che caratterizza la parte inconscia di Pascoli di voler evadere dalla realtà per tornare nel luogo a lui più caro nel quale si sentirebbe davvero al sicuro.
Benchè prevalentemente poeta di fine Ottocento, il Ventesimo secolo incombe.
Valeria Volpicella, VBU Liceo Bianchi Dottula - Bari