IL GIORNALE ONLINE DEGLI STUDENTI DEI LICEI ECONOMICO-SOCIALI PUGLIESI

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I temi principali trattati da questo scrittore sono la follia, derivante dalla trappola dei ruoli sociali, e le maschere che l'uomo è costretto ad indossare quotidianamente a seconda della situazione che vive. Infatti sin dalla nascita l'uomo viene intrappolato nell'istituzione familiare, prima con lo status di figlio, poi di genitore e poi di nonno e così via, e questo comporta una continua lotta contro l'insoddisfazione e le menzogne che sorgono in essa. Pirandello stravolge quella che era l'importanza che Pascoli dava al nucleo familiare, infatti la sua concezione è quella di una gabbia che rende incapace l'uomo di tirar fuori il suo flusso vitale: questa è la capacità cardine di quello che Pirandello stesso definisce umorista. Un carattere tipicamente umorista emerge già nel primo capitolo del romanzo "Uno, nessuno e centomila", scritto nel 1926. Nell’incipit del capitolo la moglie del protagonista, Vitangelo Moscarda, gli fa notare una piccola imperfezione del suo naso. Questa osservazione provoca uno smarrimento nel protagonista, una vera e propria crisi esistenziale, che lo porta a notare una infinità di difetti fisici, arrivando addirittura a mettere in discussione se stesso, il quale si era illuso per ventotto anni di essere un bell’uomo. Dunque da un minimo accorgimento, quasi insignificante, viene aperta una profonda autoanalisi: tipico atteggiamento di chi non si ferma all’apparenza ma guarda oltre. Nella seconda parte del brano infatti Pirandello, usando un'analogia, descrive Vitangelo come un uomo che si blocca dinanzi ad un sassolino perché lo vede come una montagna insormontabile e nel mentre è spettatore degli altri uomini, che Pirandello definisce comici, i quali non notano neanche la presenza del sassolino e passano oltre. Per descrivere l’indole del protagonista, lo scrittore novecentesco utilizza varie similitudini in diversi passaggi del testo: "mi stizzì come un castigo immeritato" e "come un cane a cui qualcuno avesse pestato la coda" ad esempio sono similitudini che rappresentano al meglio i sentimenti di fastidio e di confusione provati da Vitangelo nel momento in cui la moglie, anche ironicamente, gli fa notare l’imperfezione. Inoltre, in questo brano, è importante la scelta dell’uso della prima persona: sono presenti tanti dialoghi interiori, in particolare l’ultima parte di questo testo evidenzia la paura di Vitangelo verso quei difetti che l’avrebbero potuto portato a condizioni misere, tanto da impazzire o addirittura morire. Viene citata la condizione di follia a cui sarebbe arrivato se fosse rimasto intrappolato in quella figura, in quel ruolo e questo non lo accetta. La follia dunque è un tema fondamentale che ritroviamo in varie opere pirandelliane insieme a quello della gabbia familiare che viene esteso anche all’ambito lavorativo, come nella novella "Il treno ha fischiato". In questa novella, infatti, un uomo intrappolato sia nell’istituzione familiare sia in quella lavorativa ha un esaurimento nervoso dovuto ai tanti sacrifici per mantenere la famiglia e per questo viene definito pazzo dai suoi colleghi, senza sapere la reale verità, fermandosi all'avvertimento del contrario, ciò che effettivamente quell’uomo stava vivendo nell’ambito familiare: lo psicologo Fritz Heider definirebbe questa un'attribuzione interna, una stigmatizzazione senza tener conto del contesto familiare tragico in cui viveva realmente. 
Per concludere: la straordinarietà di Pirandello sta nell' aver saputo sfatare il mito dell’uomo come perfetta apparenza, la quale è fondamentale per farsi accettare dalla società. Bisogna dunque, emergere dalla massa per le proprie particolarità, ma, purtroppo, dalle gabbie dei vari ambiti di vita non si può scappare anche desiderandolo, come d’altronde è accaduto anche al protagonista del romanzo "Il fu Mattia Pascal" che, pur scappando dalla trappola della moglie e della fastidiosa suocera, si è ritrovato ad essere ingabbiato in un nuovo nome, Adriano Meis, e in una nuova trappola. L'unica soluzione per Mattia-Adriano è quella di essere nessuno, stessa scelta del protagonista di "Uno,nessuno e centomila".
Valeria Volpicella, VBU Liceo Bianchi Dottula - Bari

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