IL GIORNALE ONLINE DEGLI STUDENTI DEI LICEI ECONOMICO-SOCIALI PUGLIESI

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In più, questa è l’epoca in cui tutto viene messo in discussione,pensiamo ad esempio alla nascita della psicoanalisi e all’elaborazione della teoria della relatività di Einstein, per cui viene attuato un processo di destabilizzazione dell’uomo. Pirandello deve essere necessariamente collocato in questa realtà, in cui rientra uno dei romanzi pirandelliani che dimostra tale crisi dell’identità. Si tratta del romanzo intitolato “Uno, nessuno e centomila”, il cui protagonista è Vitangelo Moscarda. Il brano proposto è tratto dall’ottavo capitolo, in cui si narra l’episodio che scatena l’indagine di Vitangelo su se stesso e sul mondo, difatti il brano inizia con Vitangelo Moscarda che, avvertendo un certo dolore al naso, si guarda allo specchio, ma sua moglie, domandandosi cosa stessa facendo, gli fa notare che il suo naso gli pende verso destra. Il protagonista era sempre stato certo del fatto che il suo naso fosse decente, ecco perché dopo l’affermazione di sua moglie ne rimane indispettito. Infatti, la moglie lo invita a togliersi di mente quella certezza secondo cui lui è privo di difetti e incomincia ad elencare una serie di imperfezioni riguardanti l’aspetto fisico di suo marito. Per esempio, l’orecchio più sporgente dell’altro, la gamba destra più curva rispetto all’altra, alcune imperfezioni alle mani, eccetera.
Alla fine, Vitangelo è costretto a riconoscere tutti i suoi difetti rimanendo meravigliato, e sua moglie gli consiglia di non abbattersi perché,
malgrado ciò, rimane sempre un “bell’uomo”. Affermazione alla quale il protagonista replica con un velenosissimo “grazie”. Egli non attribuisce alcuna importanza ai suoi piccoli difetti, ma inizia a riflettere sul fatto che sin dalla sua nascita ha vissuto con essi senza mai renderesene conto, ma ha dovuto attendere di sposarsi per comprenderlo. In questa prospettiva, le mogli sono utili, ma anche Vitangelo era
propenso, forse anche per ozio, a condurre numerose riflessioni e considerazioni. Inoltre nel brano afferma che nella sua vita non è mai riuscito a concludere nulla e che non si mai è assunto responsabilità e doveri, a differenza invece degli altri che hanno trovato il loro carro, il quale è la metafora dei doveri, ma ora se lo tirano dietro. Difatti, mentre egli percorre il sentiero della sua vita si ferma ad ogni
sassolino che incontra, al quale gli altri non fanno caso e ci passano sopra, mentre per lui quel sassolino assume le dimensioni di una
montagna insormontabile, cioè di un mondo oltre il quale non può, o meglio, non vuole andare perché si tratta di un luogo dove potrebbe
anche fermarsi a vivere. Le caratteristiche psicologiche del protagonista divengono esplicite sia all’inizio del brano analizzato sia nelle sue reazioni in seguito all’osservazione del suo naso allo specchio; difatti, inizialmente il protagonista non si ritiene un uomo sgradevole, ma piuttosto un individuo avvenente. Solo in seguito alla conversazione con sua moglie, grazie alla quale diviene consapevole dei suoi difetti, specialmente quello al naso, reagisce in maniera piuttosto indispettita. Infine, da questo brano emerge un concetto presente in numerosi testi pirandelliani, ossia l’idea di “trappola famigliare”, secondo cui la famiglia è una delle ragioni che “intrappola” l’individuo nella propria forma. Questo accade anche al protagonista del romanzo del 1904, ovvero Mattia Pascal; egli si ribella alla sua prima forma perché, oltre al fatto che era un borghese insoddisfatto della propria vita con un lavoro che non gli piaceva, era sposato con una donna con cui non andava
d’accordo e aveva una suocera abbastanza invadente, con la quale avvenivano molteplici conflitti. Dunque, Mattia Pascal decide di uscire dalla propria gabbia e di abbandonare la propria vita per costruirne una nuova, ricevendo il proprio riscatto sociale davanti agli occhi della famiglia. Infine, un ulteriore esempio ci è fornito dal dramma pirandelliano intitolato “Sei personaggi in cerca d’autore”, in cui anche qui domina l’idea per cui la famiglia è come una trappola che ingabbia l’individuo nella propria forma.
Stefania Loconte 5Bu Liceo G. Bianchi Dottula, Bari 

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