"Dobbiamo avere il coraggio di abbattere il pensiero debole": è stato questo il messaggio-chiave dell'incontro degli studenti del "Poerio" con Padre Giulio Albanese, svoltosi presso l'Auditorium della Biblioteca Provinciale di Foggia il 2 Marzo scorso. Padre Albanese è un missionario e un giornalista, considerato il massimo esperto italiano di Africa e dei problemi legati al Terzo mondo, e il suo obiettivo è quello di offrire una prospettiva diversa del mondo, un mondo "capovolto", osservato dalla parte dei poveri. Il suo ultimo libro, "Vittime e carnefici in nome di dio", edito da Einaudi, chiarisce alcuni scenari: l'immigrazione, i fondamentalismi di natura religiosa o pseudo-religiosa, il terrorismo. Il mondo si presenta oggi come un insieme di drammi, di guerre per il controllo dell'economia; a farla da padrone, sostiene Albanese, sono purtroppo gli "stupidi", di cui bisogna avere paura perché sono ovunque, sono capaci di fare sistema e si oppongono alle persone sapienti e intelligenti (che peccano di autoreferenzialità). La prima vittima di tutto questo è la nostra cultura, invasa dal mondo dei social network, che hanno un'azione di compressione del tempo. Il pensiero delle masse va sempre più indebolendosi ed è proprio il pensiero debole che rifiuta la sfida e immagina e vuole una società semplice, senza problemi. Albanese ribatte "Non è così!", serve umiltà, spirito di reazione, bisogna smascherare l'inganno per evitare la confusione e non essere vittime dell'equivoco. Tra gli aspetti positivi della globalizzazione delle comunicazioni ci sono senz'altro la circolazione delle informazioni,l'opportunità di crescita per paesi rimasti a lungo a margine dell'economia. Gli aspetti negativi sono il degrado ambientale, il rischio dell'aumento delle disparità sociali, la perdita delle identità locali, la riduzione della sovranità nazionale e dell'autonomia delle economia locali, la diminuzione della privacy. L'umanità,per Albanese, ha un destino comune, però oggi esistono enormi differenze fra una piccola percentuale di persone che hanno nelle loro mani la ricchezza di oltre la metà della popolazione mondiale e tutti gli altri che lottano per la vita, una vita difficile, dolorosa e priva di dignità. Albanese ha concluso che la solidarietà è tutto, noi giovani siamo tutto, il mondo complesso in cui ci troviamo può essere cambiato proprio partendo da noi stessi.
Isabella Totta e Fabiana Cignarale, V A, Liceo delle Scienze umane