La cerimonia avvenuta nella suggestiva cornice del Castello federiciano il 5 marzo ha visto, tra le altre, la partecipazione della figlia dell’artista, la Sig.ra Thelma Schiavone e della storica e critica dell’arte, dott.ssa Bianca Tosatti. Nicola Schiavone (Torremaggiore 1907-1967) si formò giovanissimo a Torino e ritornò nel 1928 nella sua città nativa, forse per la nascita del primogenito, forse per il suo forte senso di appartenenza. Sta di fatto che pur avendone la possibilità non fece più ritorno a Torino e abbandonò, così come dice Bianca Tosatti, “la sua ampia visione di sogno, lasciando a Torino il facile successo”. Qual è il legame che lo scultore ha con Torremaggiore? Thelma Schiavone ci fa riflettere su tutte le opere che Nicola Schiavone ha prodotto, sull’immagine frequente del Castello Ducale, simbolo per antonomasia del paesino foggiano, presente nella maggior parte delle sue opere. Esso appare come citazione di luogo di origine e di vita e diventa quasi un segno onirico della sua interiorità. In particolare nel dipinto del notturno del Castello esso appare consegnato quasi alla dimensione di un sogno che stempera la visione di fantasmi di bellezza che probabilmente l’animo dell’artista possedeva. Per i figli quest’attaccamento alle origini è visto come un” NOSTOS”, un ritorno a casa un po’ come Ulisse nel suo viaggio… un viaggio durato dieci anni, accompagnato perennemente dalla voglia di tornare ad Itaca. L’intenzione della donazione nasce da un progetto cominciato, nell’incertezza, attorno al 2012, con l’intenzione di restituire alla città di origine un grande artista. Con il tempo esso è divenuto un dovere morale per i suoi familiari, nonostante lo strappo da queste opere sia stato per loro doloroso, soprattutto con riferimento alla scultura che vede raffigurato il busto della moglie Lucia, madre della nostra intervistata purtroppo persa troppo presto. Secondo la studiosa Bianca Tosatti il profilo spigoloso della donna rappresenta pienamente le qualità fisiche e psicologiche di una donna severa e determinata. Nicola Schiavone visse una parte fondamentale dell’attività artistica in un momento particolare della nostra storia nazionale quale fu la dittatura fascista. Ciò non gli impedì di destreggiarsi tra le poche sane relazioni e i suoi attrezzi da lavoro. Egli esprime appieno uno stile personale, frutto di una personalità coerente e decisa. La sua figura e le sue opere rappresentano un esempio per le per le nuove generazioni che, troppo spesso, mettono sotto assalto l’arte non valorizzandola e tralasciando la bellezza che essa esprime . La vita artistica di questo personaggio, seppur trascorsa nell’umiltà, trova nella quotidianità il modo di inventarsi. Sua figlia Thelma ci racconta che, a volte, non avendo modelle a cui ispirarsi prendeva come riferimento le sue adorate figlie, chiedendo loro di restare lì, immobili, con il braccio dietro la nuca. Era quello un segno d’affetto e amorevolezza. Nicola Schiavone ha formato generazioni di giovani e lascia un segno della sua forte presenza con le sue opere attraverso le quali trasmette ancora a tutti i giovani il messaggio del “ Nostos”. Nicola Schiavone ci insegna a tornare, a valorizzare le nostre radici, a non arrenderci, perché fuggire “ non è buona norma”, avrebbe detto l’ artista ai suoi figli. Bianca Tosatti, nella splendida presentazione dell’artista e delle sue opere, indica il paesaggio come la psiche del nostro mondo. Lasciamoci travolgere dalla sua bellezza, senza cercare di andare lontano, ma guardando più a fondo nei colori dell’animo.
Nicola Schiavone: un padre e un artista.
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- Inserito da Mariachiara Celozzi
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