IL GIORNALE ONLINE DEGLI STUDENTI DEI LICEI ECONOMICO-SOCIALI PUGLIESI

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La Nomofobia è la nuova tecno-nevrosi del XXI secolo: ossessione del cellulare, impossibilità di vivere lontano dalla connessione internet e dal flusso di news dei social network.

Sono molti i segnali per capire se il proprio rapporto con lo smartphone è troppo “stretto” e se si è affetti da “nomofobia”, neologismo derivante dalla crasi dei termini “no mobile-phone fobia”, che indica appunto l’incapacità di  poter accedere al cellulare e in particolare ad internet dallo smartphone. Lo studio che ha dimostrato l’esistenza di questa malattia è stato condotto da Stewart Fox-Mills, che ha portato come prova un dato incredibile:  quasi il 53 % degli utenti di telefono cellulare in Gran Bretagna tendono a mostrare uno stato ansioso quando “perdono il loro cellulare, esauriscono la batteria o il credito residuo o non hanno copertura di rete”. Uno studio recente  conferma che ne soffra il 70% della popolazione, e che negli ultimi anni sia aumentata del 13%. Una vera e propria epidemia che colpisce soprattutto giovani e giovanissimi! Il punto però non è tanto acclarare se si tratti o no di una patologia vera, ma piuttosto capire qual è il confine tra stato di tensione e patologia vera e propria. Ossia, come si fa a riconoscere se si è Nomofobici? I sintomi più comuni e considerati meno gravi, sono il trascorrere molto tempo con lo smartphone, portare con sé sempre un caricabatterie, ma poi si sfocia nell’ansia in caso il telefono cellulare abbia la  batteria scarica o il credito finito o non ci sia campo, fino a dare ai familiari e amici un numero alternativo di contatto e portare sempre con sè una carta telefonica prepagata per telefonate di emergenza. Ma ancora se non si riesce a resistere per più di 5 minuti senza controllare gli aggiornamenti delle mail o si sente il bisogno di svegliarsi la notte per verificare le novità dal cellulare o, peggio,  se si preferisce usare whatsapp per dialogare con chi è presente nella stessa stanza.
I sintomi più gravi arriverebbero a provocare attacchi di panico e sentimenti di angoscia durante quelle situazioni che comportano la lontananza dal proprio telefono. Il paradosso però è che molti studiosi suggeriscono che per  per disintossicarsi dallo smartphone ci vuole uno smartphone, sul quale però bisogna installare delle nuove App per la purificazione digitale. Per quanti siano affetti da tale dipendenza, esistono  infatti varie applicazioni, capaci di monitorare i comportamenti degli utenti alle prese con il cellulare. Alcune di queste, oltre a fornire statistiche dettagliate sull’utilizzo degli apparecchi, inviano messaggi per segnalarne il limite fisiologico. Il vero problema è che chi fa un uso smoderato dello smartphone rischia di ritirarsi dal mondo sociale, risultando così “assente e distratto” nelle dinamiche affettive, familiari e sociali. Quindi occorre prevenirne l’ uso patologico, lasciandolo  volutamente a casa …o semplicemente farne  un uso intelligente e consapevole!
Fornelli Azzurra,Loconte Ilaria IAL LES "E. Carafa" di Andria

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