Leggendo il titolo sicuramente la risposta di molti è si !!
Ma siamo proprio certi che l’ equazione pessimismo = Leopardi sia sempre valida ??
Un giorno una prof ci disse che Leopardi amava profondamente la vita e la sua negatività derivava dall' incapacità di vivere pienamente.
Questa affermazione, che potrebbe risuonare come un paradosso, ci invita ad analizzare alcuni versi in maniera nuova e differente. Tante volte nei suoi scritti quest’ autore si domanda che senso abbia questa vita; una domanda che, lungi dall'essere interpretata come una tendenza a ricercare la morte, non ha come obiettivo quello di sminuire la valenza della vita, e che potrebbe anche essere cosí formulata: “Che senso ha la vita che si deteriora nel meccanicismo e si consuma nella abitudinarietà?”.
Una domanda intensa, quasi un grido volto a svegliare gli animi dal torpore e dalla sonnolenza di una vita non vissuta nella sua pienezza.
Un altro spunto di riflessione è rappresentato dalla volontà di Leopardi di non demonizzare la sofferenza o la malattia poiché attraverso esse si può scorgere la realtà senza il velo dell’ipocrisia.
A cosa serve infatti questo velo se l’uomo ha immense potenzialità nonostante le sue fragilità?
Tale interrogativo potrebbe nascere in noi leggendo la “Ginestra” in cui Leopardi, con una ingegnosa comparazione tra l'uomo e il fiore, sembra voler risollevare l’animo ferito ricordandogli che ha le capacità per affrontare anche le più difficili situazioni.
Leopardi può essere considerato un uomo che ha fatto scorrere la penna a ritmo del dolore e della criticità, le sue idee che possono essere respinte o condivise, non hanno mai lasciato gli studenti indifferenti, come testimoniano i nostri docenti, forse perché questo autore si pone alcune domande che sono celate nel cuore di ogni uomo che con sincerità si apre alla vita.
Silvia Scarasciulli IV AE Liceo Bianchi Dottula