Itaca, VIII sec. a.C.. Firenze, 1300. Napoli 1349. Palos de la Frontera, 1492. Verona, 1883.
Vi starete chiedendo cosa accomuni tutti questi luoghi e queste date. Apparentemente ben poco, se non lo stesso continente ed il fatto che nessuna di queste città sia, al giorno d'oggi, capitale del rispettivo Stato.
Eppure si tratta dei cinque più celebri viaggi della letteratura mondiale. Cinque come i continenti dove questi "viaggi" sono conosciuti e ammirati. Cinque storie di vita destinate a non perdersi nell'oblio del tempo.
Il primo viaggio parte da Itaca, magnifica isola sul versante orientale del Mar Egeo. Qui, Ulisse, tornato a casa dopo venti lunghi anni, esorta i suoi compagni, i più fedeli, quelli che lo hanno seguito da Troia a Gaeta, sino a Scilla e Cariddi, a rimettersi in gioco, a ripartire alla volta delle Colonne d'Ercole, il limite del mondo allora conosciuto. Ciò che muove Ulisse, ancor più della ragione, è la voglia di conoscere, la spontanea necessità di scoprire, di cercare. Le parole di Ulisse sono cariche di speranza. Mentre parla scorrono nella sua mente le immagini di un viaggio che non sospetta sarà l'ultimo e che non si rifiuta di compiere. Troppo alta la posta in palio per lasciarsela sfuggire. Troppo sedentaria la vita di corte per lui, così fortemente animato dal desiderio di conoscere. Troppo persuasiva la sua voce per tutti i suoi uomini. E allora si parte. Dal porto di Itaca alla volta di Siviglia e poi oltre sino allo stretto. È un nuovo giorno, un nuovo viaggio come metafora della vita, riuscire a fare sempre più dei propri limiti.
Il viaggio di Ulisse è però figlio di un viaggio ben più lungo. Siamo a Firenze, nel 1300 d.C. . L'umile casa del poeta Dante Alighieri diventa il teatro onirico di un viaggio metafisico, oltre il tempo e lo spazio. È un viaggio unico, una lenta ascesa verso Dio. Un viaggio che tutti, almeno una volta nella vita, abbiamo immaginato di compiere. Tanti viaggi, quelli di tutti gli uomini che Dante incontra, in uno unico, che l'autore chiamerà "Comoedía", ma che passerà alla storia come "Divina Commedia", con quell'appellativo che mi piace pensare non indichi solo la dimensione divina dell'opera, ma anche un viaggio divino, appunto unico.
Il passo tra Basso Medioevo e Preumanesimo è storicamente piuttosto breve. Come è anche breve l'arco di tempo che separa il nostro secondo viaggio dal terzo. 49 anni. Poco meno di 500 km. Siamo a Napoli. Il nostro protagonista, Giovanni Boccaccio, in realtà, un viaggio importante l'ha già compiuto. Ma questa è un'altra storia. Nel 1349, una volta tornato a Firenze, comincia a scrivere il suo capolavoro, il Decameron. Dalla penna di Boccaccio viene fuori un viaggio di dieci giorni, dalla voce di dieci personaggi, sette donne e tre uomini, storie di vita quotidiana, un viaggio sociologico verso l'inizio di una nuova era che dimostra come viaggiare sia nell'indole umana.
Il quarto viaggio è un grosso salto verso ovest, più precisamente verso la Spagna, nel 1492. Dal porto di Palos comincia la più grande scoperta geografica di sempre. Due mesi di navigazione porteranno un marinaio genovese, Cristoforo Colombo, a sbarcare sulle coste dell'America. Se si parla di viaggi non si può certo non nominarlo. Non solo il viaggio per mare per antonomasia, ma un viaggio che sa di rivincita per Colombo. Il marinaio aveva immaginato una via diversa per raggiungere le Indie, sostenendo la sfericità del globo. Viaggio di perseveranza di un uomo caparbio e convinto della propria intuizione. Il viaggio avvolto dalla sorte, come elemento imprescindibile. Così come Colombo era partito per le Indie e scoprì l'America, così ogni uomo, nel suo viaggio, può incappare in qualcosa che non si aspettava. È la bellezza della sorpresa. È la bellezza del viaggio . È la bellezza della vita.
C'è poi un ultimo viaggio, il quinto, che merita di inserirsi fra gli altri per una peculiarità che lo connota come un'esperienza assai singolare. È un viaggio mai compiuto, ma è il viaggio più grande di tutti. Quello dell'immaginazione, quello di Emilio Salgari. Siamo a Verona, nel 1883. Salgari è seduto davanti alla sua scrivania lignea. Chiude gli occhi e comincia a volare con la mente. La sua destinazione è sempre la stessa: l'Estremo Oriente, la Malesia. Immagina quei luoghi senza esserci mai stato e li descrive per come li vede con gli occhi del cuore. Immagina le foreste della Malesia, l'audacia di Sandokan in un viaggio che, inevitabilmente, lo proietta oltre la sua realtà. Viaggiare come guardare oltre le cose. Viaggiare come sognare.C'è però un'ultima data. 2016. Non serve indicare alcun luogo. Il luogo è ovunque. Noi viaggiamo ogni singolo giorno, perchè viaggiare è vivere. Ogni momento, ogni pensiero è una dimensione diversa nella quale mente, anima, e non necessariamente corpo, si proiettano verso l’”oltre”. Viaggiare è tutto per gli uomini. Come ai tempi dei nostri protagonisti, così oggi. È svegliarsi la mattina pensando a ciò che si farà fino a sera, è amare la vita per ciò che è, ed anche per ciò che non è. Il viaggio è doversi contraddire perché si cominciano a conoscere aspetti che prima si ignoravano.
Viaggiare è emozione, qualsiasi essa sia. Viaggiare è cogliere l'attimo, un attimo che rimane inevitabilmente scolpito per sempre.
Antonio Giorgino, IV B Liceo Classico, Liceo Classico, Linguistico, delle Scienze Umane “F. De Sanctis” - Trani