La ricerca scientifica ha origini molto lontane, che ci riportano all’epoca barocca, periodo storico nel quale l’uomo si ritrovò travolto da innumerevoli scoperte scientifiche.
Ancora oggi, pensando alla scienza, è inevitabile non fare riferimento a Galileo Galilei, il padre della Scienza, l’uomo che per primo ebbe il coraggio di dimostrare le sue scoperte per permettere al resto dell’umanità di fare “sensate esperienze e necessarie dimostrazioni”. Ad oggi la ricerca scientifica non rimane fine a se stessa ma ha il compito e il bisogno di fornire dimostrazioni adeguate. Ma cosa succede quando essa si scontra con l’etica? Il problema alla base della ricerca consiste nel fatto che l’uomo non dovrebbe limitarsi alla conoscenza e all’esperienza specifica, bensì scorgere e comprendere i propri errori e quindi, riconoscere il bene e il male per discernere questi due aspetti. Come ritiene l’astrofisica triestina Margherita Hack, “tutto fa bene e tutto fa male, dipende da come si utilizzano le scoperte”. Il mondo funziona così da sempre e continuerà a farlo; spetta a noi scegliere come agire nei confronti della scienza, che costituisce un grande problema etico, proprio perché spesso si discosta dall’etica stessa. L’uomo deve adattarsi alla società moderna perché, se il mondo cambia, l’uomo deve cambiare con esso. Nel 2016, anno ormai prossimo al termine, abbiamo assistito a diverse espressioni di indipendenza e quindi anche di progresso, che hanno generato al tempo stesso, consenso e polemica. Un esempio eclatante è il fenomeno di “affitto dell’utero”, utilizzato non solo dalle coppie eterosessuali ma anche da quelle omosessuali. Lo stesso ex presidente della regione Puglia Nichi Vendola ha deciso di utilizzare un “utero in affitto” per condividere con il suo partner la gioia di avere un figlio. L’etica ha un suo fondamento, essa non è contro il progresso, ma si ferma nel momento in cui i mezzi per raggiungerlo sfociano nell’atrocità e superano i limiti dell’umanità. La bioetica, invece, si interroga anche sugli errori che gli scienziati commettono. Andare oltre i limiti della natura umana significa opporsi all’etica, non solo scientifica ma anche religiosa. Molte innovazioni possono necessariamente seguire o la strada della scienza o la strada della religione, causa di tante polemiche. Lo sviluppo è parte di noi stessi, delle nostre vite e del mondo in cui viviamo: tutto cambia, niente resta uguale e la vita va avanti e scorre inesorabilmente. E’ sbagliato assimilare e accettare passivamente le nuove scoperte che ci vengono proposte; così facendo esse resterebbero sterili e vane. L’atteggiamento giusto e consapevole, in questo campo, consiste nel distaccarsi dall’eteronomia, fortemente sostenuta da Kant, con lo scopo di annientare la paura del cambiamento. Il nostro dovere e piacere nei confronti della scienza non dovrebbe essere altro se non il superamento delle parole e del loro valore denotativo, non solo per perseguire il progresso ma anche per arricchire noi stessi.
Aurora Bucci, IV A liceo linguistico, Liceo “F. De Sanctis” – Trani